Esorcismo

INTRODUZIONE

Sin dagli albori dell” umanità l”uomo ha creduto in un essere spirituale, perverso, simbolo di ogni malvagità, sempre desideroso di indurre l”anima dell”uomo alla perdizione e, in alcuni casi, di penetrare il suo corpo per costringerlo a commettere ogni sorta di male e perversione.

Fu di conseguenza preponderante inventare o cercare dei mezzi per combattere questo possesso esercitato dal demonio. Era necessario poter liberare gli esseri umani posseduti da queste entità, i cui nomi piu importanti sono:
Satana, Lucifero, Astaroth, Belzebù (con altre che studieremo più avanti). Furono così inventati gli esorcismi, cioè una serie di gesti aventi lo scopo di “tirare fuori” i demoni dal corpo.

Per dare una definizione esatta del termine “esorcizzare” diremo che significa “concentrare le volontà di molti contro uno solo”. I maghi esorcizzavano, evocavano e congiuravano i principi dei quattro elementi perchè in questo modo preparavano e assicuravano il successo del loro operato.

In realtà, gli esorcismi sono formule utilizzate dagli esorcisti per mettere in fuga dal corpo gli spiriti maligni.

Si attribuisce a S. Cipriano, vescovo di Cartagine, il metodo per esorcizzare i quattro diavoli più importanti. L”esorcismo necessita dunque di molte cerimonie, continue preghiere e addirittura fumigazioni di zolfo.
Ovviamente, la scienza si è sempre mostrata scettica sull”argomento, senza però riuscire mai a estirpare dal cuore dell”uomo La credenza nella possessione diabolica e nelle capacità taumaturgiche degli esorcismi.

I DEMONI

L”esistenza dei demoni è dimostrata nei libri di teologia.

Gli antichi credevano nei pigmei, nelle sfingi, nella Fenice e in altri esseri favolosi, della cui esistenza nessuno dubitava pur senza averli mai visti.

Più recentemente si sono sentiti racconti sul demonio, che descrivono le sue diverse sembianze, esaltano la sua destrezza e le sue astuzie, ma spesso si tratta solo di sogni e deliri senza significato, frutti di una fervida immaginazione.

LE CATEGORIE DEI DEMONI

Gli antichi conoscevano tre specie o classi di demoni: buoni, malvagi e neutri.

I primi cristiani ne presero in considerazione solo due: buoni e cattivi. I demonologi eliminarono la distinzione e quindi, per loro, un demonio è sempre uno spirito maligno.

L”EVOCAZIONE DEL DEMONIO

Per l”esperto in scienze occulte una cosa è il diavolo con le sue legioni, un”altra sono i demoni. E” bene fare questa interessante distinzione e studiare demoni e diavoli, prima di entrare nel campo più ristretto dell”esorcismo.

Il vecchio Satana sta oggi morendo, sopraffatto dalla glaciale indifferenza della gente, che ha in realtà smesso di credere in lui.

Simbolo del male e sua materializzazione da parte della religione cristiana, derivata dal dualismo persiano, ritorna nelle intangibili regioni dell”idea pura e recupera il proprio carattere di nozione metafisica.

Allo stesso modo le legioni sataniche, personificazione degli innumerevoli attributi in un signore, si fondono con lui e scompaiono, liberando le coscienze da antichi terrori.

Dobbiamo notare, tuttavia, che attualmente la credenza in Satana e nelle sue legioni, la credenza nel satanismo, la celebrazione di messe sataniche, hanno ripreso piede, in alcuni paesi in modo sorprendente.

Ripetute esperienze mostrano che evocando entità infernali, immaginarie o veritiere, avvengono spesso tragici incidenti all”evocatore, che in più di un caso, ha pagato con la vita l”imprudente intromissione nelle regioni della magia nera, soprattutto senza possedere le conoscenze necessarie per affrontarne le conseguenze.

Se per chi evoca risulta relativamente semplice attrarre questa entità, non sempre è possibile disfarsene. Quando si impossessano di un corpo, turbano la sua psiche con gli orrori del delirio così che l”evocatore si converte in un infelice posseduto, in un ossesso con accessi di furore che rasentano il parossismo, vittima di un crescendo di allucinazioni sempre più intenso e spaventoso, ammesso che anche nel mondo astrale abbiano realtà.

Secondo l”Occultismo questi sono i veri demoni, artefici di ogni possessione e origine quindi dell”esorcismo.

CARATTERISTICHE DI ALCUNI DEI DEMONI PIU” CONOSCIUTI

ASMODEO

E” un diavolo distruttore, che secondo alcuni esperti sovrintende alle bische. Dissemina l”errore e la dissipazione. Fu lui a possedere Sara, delLa quale era innamorato. Le affogò ben sette mariti prima che si sposasse col cugino Tobia.

I rabbini raccontano che spodestò Salomone, ma questi lo caricò di ferro e lo obbligò ad aiutarlo nella costruzione di Gerusalemme.

E” risaputo che, quando Tobia lo scacciò col fumo del fegato di un pesce, Raffaele lo imprigionò nei pressi d” Egitto, dove Paolo Luca lo vide in uno dei suoi viaggi. In merito a ciò molte burle sono state rivolte al viaggiatore.

In un”opera si legge che, in Egitto, la gente del popolo adora ancora il serpente Asmodeo, che ha un suo tempio nel deserto di Ryanneh. Scaccia i demoni dai corpi dei mariti e rende feconde le mogli sterili, se passano un giorno intero nel suo tempio, dove i sacerdoti non possono avere piu di trent” anni. Questo serpente può essere ridotto in piccoli pezzi e ricomporsi in un istante.

Asmodeo è, secondo alcuni, il serpente che sedusse Eva. E” chiamato anche Osmoday o Syodonai, nome di un re forte e possente, con tre teste: la prima di toro, la seconda di Uomo, la terza di agnello. Ha coda di serpente, zampe d”oca e un alito di fiamma. Cavalca un drago, tenendo in mana uno stendardo e una lancia. Secondo la gerarchia infernale è sottomesso al re Arnoymoon.

Per esorcizzare Asmodeo si consiglia di stare in piedi, immobili, pronunciando il suo nome. Questo demonio da agli uomini i cerchi astrologi e insegna loro la geometria, I”aritmelica, l”astronomia e la meccanica. Conosce anche dei tesori che, se costretto, può rivelare. Gli obbediscono settantadue legioni di diavoli.

ASTAROT

Granduca molto potente negli inferi, dalla figura di un angelo molto brutto. La si vede a volte cavalcare su un dragone infernale, tenendo nella mana destra una vipera.

Secondo alcuni maghi presiede all”occidente, procura l”amicizia di grandi signori e va evocando di mercoledì.

La adorano i sidoni, i filistei e alcune sette giudee. Si dice che sia il grande tesoriere dell”inferno e sappia dare buoni consigli quando si pongono a suo giudizio nuove leggi.

Astarot conosce il passato, il presente e il futuro; risponde spontaneamente aIle domande che gli vengono formulate sulle cose più segrete ed è molto incline a parlare riguardo alla Creazione, gli errori e la caduta degli angeli, dei quali conosce tutta la storia.

Sostiene infatti di essere stato castigato ingiustamente.

Insegna arti libertine. Comanda quaranta legioni. Chi lo evoca farà in modo di non avvicinarglisi troppo, a causa del suo odore insopportabile. Per difendersene bisogna tenere sotto il naso un anello magico d”argento, che rappresenta una grande protezione contro l”odore fetido dei demoni.
Asmodeo è figurato in moltissimi processi.

BAALZEFON

E” il capitano delle sentinelle dell”inferno.

Gli Egizi lo adoravano e gli attribuivano il potere di impedire la fuga dei loro schiavi. Invece fu proprio mentre il faraone fece un sacrificio a questa demonio che gli Ebrei attraversarono il Mar Rosso.

Nel Targum si legge che quando l”angelo sterminatore fece a pezzi le statue di tutti gli idoli, solo Baalzefon riuscì a resistere e a mantenersi in piedi.

BAEL

E” il diavolo citato nella Grammatica del diavolo, pag. 55, all”inizio delle potenze infernali.

Bael è il primo re dell”inferno. Il suo stato si trova nella parte orientale. Ha tre teste, una di rospo, una di uomo e la terza di gatto. Ha voce roca, è rissoso, rende fini e astuti coloro che lo invocano e, se necessario, insegna loro il modo di rendersi invisibili. Ha ai suoi comandi sessantasei legioni.

BATSCUMBASA

Demonio turco che si invoca in Oriente per favorire il bel tempo o la pioggia. Lo si propizia offrendogli, di tanto in tanto, fette di pane che gli piacciono molto.

BEHEMOT

E” un demonio noioso e stupido; la sua dignità risiede nella coda e la sua forza nelle reni. E” il re dei golosi e dei piaceri carnali. Alcuni demonologi sostengono che, negli inferi, riveste il ruolo di sommelier o coppiere maggiore.

Si crede che Behemot sia lo stesso faraone d” Egitto, che scacciò gli Ebrei dalla terra. Nel Libro di Giobbe si parla di Behemot come di un essere mostruoso. Alcuni commentatori sostengono che sia la balena, altri l”elefante. Nel processo di Urbano Grandier venne fuori che sorella Juana de los Angeles era posseduta da Behemot; il che dimostrava la sua tendenza a comportarsi da demonio.

Delancre afferma che lo si considera una bestia mostruosa perchè adotta la forma di tutti i grandi animali, tramutandosi in cane, volpe o lupo.
Nei libri sacri si legge che Behemot è duro come il ferro e si precisa che potrebbe essere lo stesso Satana.

Infine, nel capitolo 40 del Libro di Giobbe si legge che Behemot mangia come un bue, per cui i Giudei lo chiamarono il bue meraviglioso riservato per il banchetto del Messia. E” cosi enorme che ogni giorno mangia il fieno di mille montagne immense. E non abbandona mai queste montagne, dove l”erba da lui divorata ricresce durante la notte.

Va aggiunto che Dio uccise la femmina di questo bue per non permettere a simile razza di moltiplicarsi.

BELIAL

E” il demonio della sodomia, adorato dai Sidoni, come si legge nel I Libro dei Re. Si dice che l”inferno non abbia spirito più dissoluto, più ubriacone nè più innamorato del vizio in se stesso.

Tuttavia se il suo animo è fetido, il suo aspetto esteriore è bello e ha un portamento pieno di grazia e dignità. Fu adorato a Sodoma e presso altri popoli, ma non gli furono mai eretti altari. E” molto malvagio e il suo nome significa ribelle o disobbediente.

Si pensa che Belial, uno dei re dell”inferno, sia stato creato immediatamente dopo Lucifero. Egli trascinò la maggior parte degli angeli alla ribellione e fu lui stesso uno dei primi a essere scacciato dal Cielo.

Viene evocato con offerte, è prodigo di risposte ma racconta molte frottole se non lo si scongiura, in nome di Dio, di dire la verità.

A volte si mostra come un angelo molto bello, seduto su un carro di fuoco. Parla piacevolmente, fa favori e conferisce dignità, fa convivere gli amici in buona armonia e dona servizi eccellenti.

Comanda ottanta legioni.
E” pronto nel soccorrere quelli che gli si sottomettono e se sbaglia e molto facile castigarlo. Così fece Salomone, che lo rinchiuse in una bottiglia con tutte le sue legioni, benchè si trattasse di un esercito di cinquecentoventiduemila e duecentottanta diavoli.

Tuttavia Salomone era tanto potente che si racconta che, in un”altra occasione, imprigionò seimilaseicentosessantasei milioni di demoni, che non furono in grado di resistergli.

Si dice che fu la sua stessa arroganza a rendere Belial degno di tale castigo; ma come si concilia ciò col fatto che Salomone, sedotto da una delle sue concubine, adorò un giorno Belial e si prostrò alla sua immagine? Alcuni spiegano che Salomone pose la bottiglia contenerite Belial nei pressi di Babilonia, dentro un grande pozzo, che chiuse con una pietra. I Babilonesi discesero al pozzo credendo di trovare un tesoro e ruppero la bottiglia. Tutti i demoni sfuggirono e Belial, temendo di essere catturato nuovamente, si nascose dentro un idolo cavo e cominciò a dare oracoli. Per questo fu adorato dai Babilonesi.

BELZEBUB

Altrimenti detto Belcebù o Beel Zebuth.
E” un principe dei demoni secondo le scritture. Secondo Milton e il più crudele, secondo solo a Satana. E” il capo supremo dell”esercito infernale.

Il suo nome significa “Signore delle mosche” e si suppone che il suo tempio fosse popolato da questi insetti. Fu la divinità più adorata dai popoli di Canaan e frequentemente ostentava gli attributi di un potere sovrano.

Dava oracoli e il re Osias lo consulto su una preoccupazione che lo tormentava. Proprio per questo fu ripreso aspramente dal profeta Eliseo, il quale gli chiese se in lsraele mancasse un dio visto che aveva consultato Belzebub, dio delle mosche, in terra di filistei. E in effetti a Belzebub si attribuisce il potere di attirare le mosche che rovinano le messi.

BERITO

Grande e terribile duca dell”inferno, conosciuto con tre differenti nomi: Seal, Berito e Boltri.

Si presenta come un giovane soldato, ricoperto di rosso dalla testa ai piedi, su un cavallo dello stesso colore e in testa una corona.

Dà risposte sul passato, il presente e il futuro. Per evocarlo bisogna usare anelli magici, ma non va dimenticato che mente molto. Può tramutare tutti i metalli in oro; è perciò considerato il diavolo degli alchimisti. Concede onori e voce sonora ai cantanti. E” al comando di ventisei legioni.

L”autore de Il cospicuo tesoro del piccolo Alberto riferisce un”avventura che attribuisce a Berito; ma si pensa che questo demonio sia solo un folletto o uno spirito, piuttosto che il vero Berito.

Mi trovai – dice – in un castello dove si manifestava uno spirito familiare che da sei anni aveva l”incarico di caricare l”orologio e accudire i cavalli.
Una mattina, mosso da curiosità, volli osservare questi lavori. La mia ammirazione fu grande quando vidi scorrere la striglia sul crine del cavallo guidata da una mano invisibile. Lo staffiere mi raccontò che teneva quello spirito al suo servizio grazie a una gallina nera che aveva sgozzato a un crocevia. Col sangue della gallina aveva scritto su un foglio; “Berito svolgerà i miei compiti per vent”anni e io lo ricompenserò”.
Lo stesso giorno che la gallina fu sotterrata a una certa profondità, lo spirito si prese cura dell”orologio e dei cavalli e, di tanto in tanto, raccoglieva avanzi che utilizzava per scopi suoi …

BIFRONTE

Demonio che si presenta come un mostro. Quando assume forma umana dà agli uomini informazioni di astrologia, insegnando loro l”influenza dei pianeti. E” un esperto di geometria, conosce la virtù delle piante e delle pietre preziose e trasporta i cadaveri da un luogo all”altro. Lo si vede a volte accendere lumi sulle tombe.

BRIFOT

Diavolo poco conosciuto, anche se capo di legioni. Entrò nel corpo di Dionisio de la Caille e, con i suo artigli, lo costrinse a interrompere il processo verbale degli esorcismi.

EMPUSIO

E” un demonio del Mezzogiorno, che Aristofane, nella sua commedia Le rane rappresentò come uno spettro orribile, che assume l”aspetto di cane, donna, bue, vipera ecc., dallo sguardo terrificante, con zampe di asino o capra e una fiamma intorno al capo. Suo scopo è fare danno. I contadini greci e russi, ancora legati a tradizioni popolari, al tempo del raccolto e della mietitura, tremano al pensiero che Empusio possa rompere le braccia e le gambe dei mietitori che non si buttano a terra proni al suo passare.

Empusio può assumere aspetti svariati: bue, albero, mosca, bella donna e altri, ma sempre camminando sul piede destro, l”altro rimane necessariamente un piede d”asino.

EURINOME

Demonio dell”alta gerarchia, detto anche “Principe della Morte”. Il suo aspetto e particolarmente orrendo e ripugnante. Ha un”espressione feroce. I maghi lo evocano per far morte a chi odiano. Comanda grandi legioni.

FENIX

Grande dignitario della corte infernale.
Si presenta come un immenso uccello fenice, dalla voce infantile. Possiede il segreto di tutte le scienze. Per evocarlo bisogna cantare o suonare una musica molto orecchiabile.

FLEURETTI

Tenente generale dell”inferno. Può agire solo di notte e far cadere la grandine a suo piacimento. Comanda una cospicua legione di diavoli.

HAAGENTI

Gran presidente dell”infemo, che si presenta sotto le sembianze di un toro, con ali di grifone. Se assume forma umana è un uomo abile in tutto e insegna alla perfezione l”arte della trasformazione dei metalli in oro e dell”acqua in vino. Comanda trentotto legioni.

HABORYM

Demonio degli incendi. Si presenta nella figura di un uomo su un boa con tre teste: una di rettile, una di uomo e la terza di gatto. Tiene in mana una torcia inestinguibile, con la quale ardono persino le pietre.

HALPAS

Gran dignitario infernale. Scatena guerre e discordie. Gli obbediscono ventisei legioni.

HACATE

Dea infernale dei pagani, convertita in diavolessa. E” protettrice delle streghe. Infonde desiderio di vendetta.

KEROBAL

E” il demonio Turbam Kerobel, invocato dalle streghe in molti malefici.

LEVIATAN

Grande ammiraglio infernale, comanda le legioni marittime di Belzebù. E” un grande imbroglione che in ogni momento desidera possedere uomini e donne, in particolare, del mondo. Insegna a mentire e a imporsi agli altri. E” tenace, fermo nella sua posizione e difficile da esorcizzare.

LILITH

E” la regina dei demoni succubi. I suoi servitori sono inclini a uccidere i neonati.

MAIMON

Capo della nona gerarehia di demoni, capitano dei tentatori, gli insidiatori, gli imbroglioni, che si avvinghiano all”essere umano per contrastare l”angelo custode.

MALFAS

Grande presidente della giunta infernale, che si presenta come cervo. Favorisce le guerre e interviene in materia bellica. Comanda Quaranta legioni.

MAMMON

E” il demonio dell”avarizia e ha sotto suo controllo le opere minerarie. Protegge i cercatori di tesori.

MARTHYM

E” un duce infernale che assume figura umana molto corpulenta. Conosce le virtù misteriose delle pietre e delle piante e può trasportare i suoi eletti a grandi distanze, con la velocità del fulmine. Comanda trenta legioni di demoni.

MINOSON

E” un demonio che fa vincere in tutti i giochi. Dipende da Hael, personaggio molto influente nelle faccende dell”inferno.

OB

Demonio dei Siri, che pare fosse ventriloquo. Dava oracoli attraverso le parti naturali, il posteriore, o attraverso qualsiasi altra cavità che fungesse da organo del linguaggio, ma sempre con voce bassa e sepolcrale, di modo che chi lo ascoltava comprendesse solo le sue richieste.

ORIAS

E” il demonio degli indovini e degli astrologi, grande marchese dell”impero infernale. Ha l”aspetto di un leone feroce, su un enorme cavallo con la coda di serpente e con in mana una vipera. Conosce l”astronomia e insegna l”astrologia. Trasforma gli uomini a suo piacimento, concede loro onori e dignità e comanda trenta legioni.

SAKAR

Genio infernale che, secondo il Talmud, si impossessò del trono di Salomone. Conquistata Sidone, il cui re era morto, Salomone prese sua figlia Terada, che divenne la sua favorita. Siccome la donna piangeva continuamenie la morte del padre, ordinò al diavolo di costruire la sua immagine per consolarla.

La statua posta nella camera della principessa, divenne oggetto di culto. Salomone, informato dell”idolatria, castigò la favorita e si ritirò nel deserto, dove si umiliò davanti a Dio. Ma le sue lacrime non lo salvarono dalla pena riservatagli.

Salomone era solito, prima di entrare nel bagno, consegnare a una concubina, di nome Amina, il suo anello, dal quale dipendeva la sua corona. Un giorno Sakar si rivolse a lei nelle sembianze del re e, ottenuto l”anello, si impossessò del trono, mutando le leggi in favore della malvagità. Nel frattempo Salomone, anch”egli mutato nell”aspetto, fu costretto a vagabondare in cerca di elemosina.

Dopo quaranta giorni, lo stesso tempo che l”idolo fu adorato a corte, il diavolo fuggì, gettando l”anello in mare. L”anello fu ingoiato da un pesce e rinvenuto nel suo intestino da Salomone. Recuperato il regno, Salomone catturò Sakar, gli legò una pietra al collo e lo precipitò nel lago di Tiberiade.

SATANA

Grande sovrano di tutti i demoni, che gli rendono onore e vassallaggio. Fu lui il primo a sollevarsi contro l”ordine stabilito dal Cielo. Per la sua statura è somigliante a una torre.

XITRAGUPTEN

E” il segretario di Satana, incaricato di tenere la registrazione esatta della vita di ogni uomo. Quando un defunto si presenta al tribunale del giudice infernale, il segretario gli dà in mano la Memoria, che contiene tutta la vita del condannato. Su di essa basa la sua sentenza il dio infernale.

ZAEBOS

Gran conte degli inferi, con l”aspetto di un toro con ali di grifone. Fa monete dal metallo, trasforma l”acqua in vino, il rame in oro. Gli obbediscono trenta legioni.

ZAGAM

Gran re e presidente dell”inferno. Ha l”aspetto di un bel soldato, a cavallo di un coccodrillo con la testa adorna di una corona ducale. Ha uno spirito ameno.

ZEPAR

Granduca infernale con aspetto di guerriero. Gli obbediscono ventotto legioni.

INFERNO

A differenza dei demoni citati in precedenza, e quindi in stretta relazione col tema che stiamo trattando, i diavoli sono l”insieme degli esseri che hanno dimora nell”inferno, alle dipendenze di Satana.

L”inferno o Averno è diviso, come una grande monarchia, in diverse gerarchie di diavoli, il cui potere varia a seconda dell”aspetto o dell”importanza.

Esistono principi, granduchi, marchesi, conti, ministri ecc., e ai loro ordini, secondo i demonologi, compaiono orde di diavoli terribili, perversi ed estremamente malvagi.

La gerarchia di queste orribili entità è descritta nell”interessante libro magico intitolato Trattato completo di vera Magia.

La gerarchia diabolica:

Lucifero, imperatore;
Belzebù,principe;
Astaroth, granduca;

Questi sono gli spiriti principali nel regno dell”Inferno.

Vengono poi gli spiriti superiori, a essi subordinati:

Lucifugo, primo ministro;
Satanachia, gran generale;
Agliareth, gran generale;
Eleuretti, tenente;
Sargatana, sergente;
Neibros, maresciallo in campo;

Questi sei grandi spiriti hanno potere di comando sull” esercito dell”inferno. AlIe loro immediate dipendenze e con funzioni di emissari speciali, si trovano tre spiriti superiori il cui compito trasmettere gli ordini ricevuti, ossia:

Mirione
Beliat
Anagaton

Hanno al loro servizio altri diciotto spiriti, a loro subordinati:

Bael
Agare
Marbas
Prusias
Arimon
Barbatos
Buer
Gusatan
Botis
Bathin
Pursan
Abigar
Loray
Balefar
Foran
Ayperos
Nuberus
Glasyabolas

Esistono ancora milioni di spiriti subordinati ai già citati, ma nominarli risulterebbe pressocchè inutile, poichè agiscono solo al servizio di spiriti superiori, essendo loro servitori o schiavi. In altri termini, quando si fa un patto con uno dei sei spiriti principali, non ha importanza chi sia poi a servire. E” tuttavia regola fondamentale dell”Occultismo chiedere sempre il nome dello spirito, per verificare che si tratti, possibilmente,.di uno dei tre spiriti superiori, dai quali tutti gli altri dipendono.

Sin dagli esordi della nostra epoca il tema delL esorcismo suscitò frequenti e complesse controversie di carattere teologico, tra i grandi pensatori cristiani e i cosiddetti Padri delIa Chiesa.

Gli uni dibatterono sulL”esistenza del fenomeno della possessione, gli altri, la grande maggioranza, lo accettarono come tale.

Di conseguenza gli uni propendevano per le pratiche esorcistiche, gli altri si mostravano scettici in merito.

Il certo che nei vangeli si narra che Cristo scacciava i demoni dal corpo di uomini, il che fu sufficiente perchè i suoi seguaci provassero a imitarlo. D”altra parte, come gà si e detto, la pratica dell”esorcismo si rifà a tempi remoti.

Per molti secoli l”esorcismo fu una pratica particolarmente diffusa nel mondo cristiano. Qualsiasi comportamento anomalo veniva risolto con l”intervento del sacerdote esorcista. Constatando però che non tutti i matti ne gli isterici erano necessariamente posseduti, la Chiesa non tardo a intervenire sull”argomento, cercando di regolamentarlo.

Come conseguenza, dal 1614 i sacerdoti dovettero attenersi aIle norme del Rito Romano, mentre prima di allora ogni esorcista agiva individualmente secondo le circostanze.

Dal 1614 dunque si adotto una procedura pili rigida. In primo luogo si consigliava di mettere in dubbio che la persona fosse davvero posseduta. Sotto questa aspetto il Rito Romano rappresentò dunque un notevole progresso, anche se il criterio di giudizio dei sacerdoti rimase a lungo inalterato.

Per continuare trascriveremo le parti pù importanti del Rito Romano, anche se il suo vigore è andato diminuendo nel tempo. Oggi l”esorcismo viene autorizzato solo in casi straordinari, ,rimpiazzato dai progressi della psicologia e delIa psichiatria.

Questi esorcismi vanno rivolti solo a chi sia posseduto dal diavolo.

Le norme da rispettare sono le seguenti:

1. Il sacerdote che, con speciale ed esplicita autorizzazione dei superiori, deve esorcizzare i posseduti dai demoni, possiede il più alto grado di pietà, prudenza e integrità di vita. Non agirà per virtu propria ma divina, scevro da qualsiasi attaccamento ai beni terreni e realizzerà quest”opera pietosa per carità, con costanza e umiltà. Conviene inoltre che sia di età matura e degno di rispetto, non solo in virtù delIa sua carica ma soprattutto per la purezza dei suoi costumi.

2. Per svolgere rettamente le sue funzioni, l”esorcista dovra essere a conoscenza delIa letteratura in materia e delle consuetudini, unitamente ad altri documenti, che ometteremo per brevità.

3. Prima di credere che un individuo sia posseduto egli deve saper distinguere i sintomi del possesso diabolico da quelli della malattia, soprattutto psichica. Sono indizi di possesso diabolico:
(a) Parlare una lingua sconosciuta.
(b) Conoscere cose occulte o lontane.
(c) Mostrare una forza superiore alIa propria per età e condizione naturale.

4. Dopo ogni esorcismo è bene interrogare il posseduto sulle sue sensazioni fisiche e spirituali, per individuare cosi le parole che più turbano i demoni e ripeterle poi opportunamente.

5. L”esorcista deve saper individuare gli artifici usati dai demoni per ingannarlo. Generalmente sono soliti abbondare in false risposte e manifestarsi con
difficoltà, perchè l”esorcista si stanchi e desista, o addirittura perche non sia chiaro se il posseduto è davvero tormentato dal diavolo.

6. A volte dopo essersi manifestati, i demoni si nascondono e liberano il corpo dalle molestie, tanto che il posseduto si crede del tutto libero. L”esorcista non deve comunque interrompere la sua opera, se non dopo aver constatato segni concreti di liberazione.

7. A volte i demoni pongono innumerevoli ostacoli all”esorcismo e cercano di fare credere che la sofferenza sia naturale. Per questo durante l”esorcismo fanno addormentare di tanto in tanto il malato, provocando in lui delle visioni, o si nascondono perchè il posseduto si creda libero.

8. In altri casi appare manifesto chi ha effettuato il maleficio e in che modo puo essere dissipato. In questi casi è necessaria la precauzione di non rivolgersi a maghi e streghe, ma solo ai ministri della Chiesa, evitando di ricorrere alla superstizione o ad altri riti illeciti.

9 .A volte il diavolo concede all”ossesso una tregua, nella quale puo ricevere l” Eucarestia, perche sembri così guarito.
Sono dunque innumerevoli gli artifici e le astuzie del demonio per ingannare l”uomo. Per non cadere in errore l”esorcista deve procedere con cautela.

10. Siccome, secondo quanto disse Nostro Signore: “Ci sono specie di demoni che possono essere espulsi soltanto con la preghiera e il digiuno” (Matteo, 17,20) bisogna fare in modo che il posseduto ricorra, sia da solo che con aiuti esterni, a questi due grandi espedienti per sollecitare l”intervento divino e espellere così il demonio secondo l”esempio dei Santi Padri.

11. Per essere esorcizzato l”ossesso deve essere isolato, lontano da estranei, possibilmente in Chiesa o in altro luogo religioso o sacro. Se è malato o per altri motivi eccezionali, l”esorcismo puo svolgersi nella sua abitazione.

12.Il posseduto sarà avvertito affinchè, se si trova, secondo il sacerdote, nelle condizioni fisiche e spirituali per poterlo fare, preghi Dio per se e si rafforzi con frequenti confessioni e comunioni; mentre sarà esorcizzato si concentrerà per rivolgersi a Dio e chiedergli la salvezza con fede ferrna e grande umiltà.

13. Bisogna tenere il crocifisso in mano e bene in vista. Se è possibile si collochino sul petto e sulla testa del posseduto le reliquie dei santi, protette e coperte con decenza e sicurezza. E” bene evitare che le cose sacre siano trattate indegnamente o diventino oggetto di scherno da parte del diavolo. Per l”irriverenza che puo derivarne, è bene non porre la sacra Eucarestia sulla testa o altre parti del corpo del posseduto.

14. L”esorcista non deve perdersi in discorsi inutili, formulando domande fuori luogo su cose future o nascoste, che esulano dalla sua competenza. Deve intimare allo spirito maligno di tacere e di limitarsi a rispondere alle sue domande. Non deve stupire che il demonio si finga un angelo o addirittura l”anima di un santo o di un defunto.

15. E” importante tuttavia cercare di sapere il nome e il numero dei demoni che possiedono il corpo, da quanto tempo lo possiedono, per quali motivi e cose analoghe.
L”esorcista deve cercare di porre limite alle risate, alle burle e alle sciocchezze pronunciate dal demonio e deve ammonire i pochissimi presenti affinchè non le prendano in considerazione, ne facciano domande al posseduto, ma si limitino a pregare Dio con insistenza e umilà.

16. L”esorcista deve saper svolgere l”esorcismo con particolare autorità, molta fede, umiltà e fervore. Deve insistere con vigore anche quando lo spirito sembra perdere vitalità. Avrà sempre a portata di mano dell”acqua benedetta, con la quale aspergere le parti del posseduto particolarmente colpite o ascessi che potranno comparire.

17. E” inoltre necessario prestare attenzione alle parole che intimoriscono il diavolo, per ripeterle più volte, assumendo tono perentorio al momento di ordinargli di abbandonare il corpo. Se si osserva che rigua
dagna terreno è bene insistere due, tre, quattro volte, fino a stremarlo e ottenere la vittoria.

18. All”esorcista è fatto assoluto divieto di somministrare o consigliare medicine, essendo questa prerogativa del medico.

19. Per esorcizzare una donna e consigliabile la presenza di persone oneste, possibilmente suoi parenti, che la tengano ferma quando sarà scossa dal demonio. Sempre per onestà l”esorcista farà in modo di non dire nè fare nulla che possa essere, per alcuni, occasione di scandalo.

20. Per esorcizzare si impiegheranno parole della Sacra Scrittura. Si imporrà al diavolo di rivelare se si trova nel corpo del posseduto per magia o grazie a segni malefici e di far espellere ciò che il posseduto ha ingerito per via orale. Si consiglierà inoltre il posseduto di esternare tutte le sue tentazioni.

21. Se l”ossesso viene liberato dal diavolo è bene ammonirlo che si tenga con ogni cura lontano dal peccato, evitando così al demonio nuove occasioni di ritornare. La nuova situazione sarebbe infatti molto più difficile da superare.

GLI ASPETTI ASSUNTI DAL DEMONIO

Secondo le testimonianze di vari maghi il demonio cambia frequentemente aspetto. Maria di Aguerre confessò che il demonio usciva, sotto forma di caprone, da una grotta nel mezzo delIa riunione di streghe. Il suo aspetto cresceva tanto da fare spavento, finchè terminata la riunione, tornava nella sua grotta.

Francesca Secretain dichiaro che quando vide il diavolo aveva l”aspetto di un enorme cadavere e che lo conobbe carnalmente nelle sembianze di un gatto, un cane e un gallo ( il che può significare che questa donna fosse attirata dalla zoofilia).

Altri maghi hanno affermato che il diavolo si mostrava in forma di tronco d”albero, senza braccia nè piedi, seduto su una sedia e mantenendo nonostante tutto, certe sembianze umane.

Di solito si crede che il diavolo abbia l”aspetto di un grande caprone, con due corna ritorte davanti e dietro. Spesso ha solo tre corna, avendo al centro una specie di luce, di cui si serve per accendere le candele del sabbath e delle Messe Nere.

Sull”estremità delle corna porta solitamente una specie di berretto a quattro punte. Non copre mai le proprie parti sessuali, lunghe un cubito, squamose e sinuose, con forma di serpente di grossezza media, di un colore scuro tendente al rosso.

Tuttavia Boquet sostiene che secondo i maghi del suo paese il membro del diavolo non sia piu lungo di un dito e grosso in proporzione ma le dimensioni possono variare a seconda del tipo di apparizione.

Inoltre il demonio possiede una grande coda, con un viso sotto di essa, che fa baciare a ogni assemblea. Un mago che sostenne di averla baciata la descrisse con sembianze di caprone.

Si è anche supposto che il diavolo si manifesti spesso come un grande signore, che non si lascia vedere con chiarezza, ma molto raggiante, dal viso del colore del fuoco. Alcuni sono certi che abbia la testa con due volti, come Giano.

E” stato pure rappresentato come un levriero nero, o come un bue di bronzo appoggiato a terra.

Il diavolo adotta tutte le forme possibili, fino a tramutarsi in un mucchio d”oro, per sedurre Sant”Antonio. Durante il regno di Filippo il Bello, re di Francia, si presentò a un cieco sotto forma di un albero bianco di brina e poi di un corpulento negro montato a cavallo, Poi si trasformò in religioso, asino, ruota di carro e altri oggetti differenti.

Suole anche assumere le sembianze di un dragone, a volte di un mendicante in abiti miserandi; altre ancora assume le figure di profeti. Ai tempi di Teodosio si tramutò in Mosè per affogare i Giudei di Candia che confidarono nelle sue promesse per attraversare il mare all”asciutto.

Il diavolo si trasforma inoltre in uomo per le donne e donna per gli uomini, essendo incubo per le donne e succube per gli uonini.

Il commentatore d Thomas Walsingham riferisce che uscì dal corpo di un diacono scismatico sotto le forme di un asino, e che un ubriacone del contado di Warwick fu ricercato a lungo come uno spirito maligno trasformatosi in ramo.

Di tutti i demoni CB tentarono Sant” Antonio i piu seducenti assumevano le grazie del gentil sesso, con forme abbondanti e provocanti; uno si trasforma addirittura in lingotti d”oro.

I demoni si presentano sotto varie forme e travestiti agli uomini per tentarli Bisogna però ricordare che se assumono sembianze umane sono sempre riconoscibili dai piedi d”agnello o d”nitra, dagli artigli o dalle corna, che nascondono solo pazialmente, mai del tutto.

E” stato pure rappresentato come un levriero nero, o come un bue di bronzo appoggiato a terra.

Il diavolo adotta tutte le forme possibili, fino a tramutarsi in un mucchio d”oro, per sedurre Sant”Antonio. Durante il regno di Filippo il Bello, re di Francia, si presentò a un cieco sotto forma di un albero bianco di brina e poi di un corpulento negro montato a cavallo, Poi si trasformò in religioso, asino, ruota di carro e altri oggetti differenti.

Suole anche assumere le sembianze di un dragone, a volte di un mendicante in abiti miserandi; altre ancora assume le figure di profeti. Ai tempi di Teodosio si tramutò in Mosè per affogare i Giudei di Candia che confidarono nelle sue promesse per attraversare il mare all”asciutto.

Il diavolo si trasforma inoltre in uomo per le donne e donna per gli uonini, essendo incubo per le donne e succube per gli uonini.

Il commentatore d Thomas Walsingham riferisce che uscì dal corpo di un diacono scismatico sotto le forme di un asino, e che un ubriacone del contado di Warwick fu ricercato a lungo come uno spirito maligno trasformatosi in ramo.

Di tutti i demoni CB tentarono Sant” Antonio i piu seducenti assumevano le grazie del gentil sesso, con forme abbondanti e provocanti; uno si trasforma addirittura in lingotti d”oro.

I demoni si presentano sotto varie forme e travestiti agli uomini per tentarli Bisogna però ricordare che se assumono sembianze umane sono sempre riconoscibili dai piedi d”agnello o d”nitra, dagli artigli o dalle corna, che nascondono solo pazialmente, mai del tutto.

ESORCISMO DI PIACENZA

Esorcismo in Atto

Da tempi immemorabili l”uomo crede nell”efficacia delle molteplici tecniche per scacciare gli spiriti maligni dai campi, le città, i villaggi, le case e le persone.
La Chiesa Cattolica, e in seguito la Protestante, adottò i propri metodi. Un accurato studio comparativo dei differenti esorcismi e della loro evoluzione nella storia è quasi impossibile. Per dare un esempio di esorcismo riferiremo pertanto un caso divenuto un classico: l”Indemoniata di Piacenza.

L”esorcismo di Piacenza

Si tratta di un caso particolarmente interessante per i dettagli che vi concorsero. Avvennero allucinanti dialoghi tra l”esorcista e l”indemoniata, che furono minuziosamente registrati da uno stenografo. Non una sola parola andò perduta. Questo rende il caso uno dei maggiormente documentati. Alberto Vecchi, quando scrisse la sua opera “L”ossessa di Piacenza” ne11953, ebbe a disposizione la trascrizione esatta dell”esorcismo e il diario personale dell”esorcista.

I fatti furono i seguenti:

Una donna di aspetto normale si presento nella Chiesa del Convento di Santa Maria delIa Campania a Piacenza. Era una sera del mese di maggio del 1920. La donna incontro per caso Padre Paolo Veronesi e gli chiese la sua benedizione. Il buon padre consentì e propose di poterla amministrare davanti all”altare della Vergine. Non c”era nulla di sconveniente in tutto questo. Dopo la benedizione la donna chiese a Padre Vedronsi di parlargli un istante a quattr”occhi. Sin dalle prime parole la signora smise di comportarsi normalmente.

Raccontò al padre che ogni giorno, incapace di controllarsi, ballava per ore a ritmo di tango. Si sentiva come sospinta da una forza estranea, del tultto innaturale. Non si poteva trattenere e solo dopo alcune ore cadeva a terra priva di sensi.

La cosa non era in realtà cosi singolare, dal momento che proprio in quell”epoca il tango furcoreggiava in Europa. Ma la signora raccontò anche di avere cantato canzoni e brani d”opera mai uditi prima.

L”armonia della sua voce e il caratere incontrollabile del canto la impressionavano. Non era poco! Inoltre, cantando e recitando, terrorizzava le sorelle profetizzando per loro una fine imminente e tragica. Cantava anche che sarebbe morta molto presto.

A volte, priva di controlIo, declamva allucinanti discorsi in lingue sconosciute, a folIe imnaginarie. Concludeva infine prendendo a morsi tutto quanto trovava. In questo modo aveva distrutto la biancheria sua e del marito.
A casa vivevano nel terrore per colpa sua. A volte poi
scivolava tra il tavolo e le sedie miagolando in modo perfetto, come un vero gatto.

Di tanto in tanto i miagolii si tramutavano in urla umane di straordinaria potenza, che raggelavano il sangue a familiari e vicini.
Diceva di avere percezione di fatti che avvenivano a molti chilometri di distanza dalla sua abitazione. Una volta cominciò a piangere a dirotto esclamando: “Quanti fiori, quante luci, quanta gente nel cimitero di Capaneto! II becchino dispone la bara nella fossa.Povera sposa, così giovane e bella!” Si appurò più tardi che una giovane era stata sepolta proprio nello stesso momento, in quel cimitero. I vicini davano sempre conferma delle sue visioni. Si era inoltre provata di notevoli acrobazie. A volte, sospinta da un impulso irrefrenabile, saltava da una sedia all”altra, o da un mobile all”altro. Era in grado di passare da una casa all”altra come in volo.

Gli attacchi avevano termine quando la donna cadeva a terra esausta, completamente immobile. Passava così giorni interi: quando si risvegliava il marito e le sorelle le raccontavano che il suo corpo si era gonfiato e annerito in modo strano. A suo giudizio ogni volta che le forze misteriose si impossessavano del suo corpo, la famiglia dei suoi genitori veniva turbata e molestata. Si trattava forse di un fluido misterioso? La signora era estremamente terrorizzata.

– Mi creda, Padre, la mia esistenza è divenuta un vero inferno. Ho due figli e penso alla morte come a un riposo, una liberazione.

Era possibile crederle? Padre Paolo Veronesi potè appena nascondere uno scetticismo pieno di pietà. Essendo tra l”altro cappellano del Manicomio di Piacenza non si impressionava a tali racconti. Con la sua grande esperienza non gli occorreva molto per convincersi che si trattava di un caso di isterismo.

– Queste alterazioni sono state esaminate? – domando.

– Si, da parecchi – fu la risposta della Donna.

– E avvengono da molto tempo? – proseguì il Padre.

– Da sette anni, sono stata in tutti i consultori clinici di Piacenza e tutti mi hanno diagnosticato una forma isteria.

– Ma lei non ne è convinta – aggiunse il Padre.

– No, perchè non sono mai stata isterica, ne tanto meno pazza – fu la disarmante risposta della donna.

Incapace di ricorrere nuovamente ai medici la signora narrò che “malgrado la ripugnanza” aveva deciso di visitare le chiese della zona. Era convinta che soltanto l”aiuto di Dio l”avrebbe salvata. Più volte visitò le chiese, sempre chiedendo la benedizione. Era convinta che ciò avrebbe dato un giorno sollievo ai suoi mali. Infine, non sapendo più cosa fare e temendo che i sacerdoti, ripetutamente interpellati, la prendessero per pazza, aveva fatto ricorso a questa cappella. La donna aveva forse lo sguardo un po” assente, ma non certo l”aspetto di una pazza.

Padre Veronesi, abituato a trattare con Ie persone inconsuete del manicomio, la invito a continuare il suo racconto. E lei riferi cosi un aneddoto particolare.

Un aneddoto sorprendente

Venuta a conoscenza del fatto che un parroco delle colline piacentine era celebre per le sue benedizioni, decise di fargli visita una domenica. Si mise in strada su una carrozza a cavalli, accompagnata dal marito e dai genitori.
Da principio il viaggio fu normale, fino a quando i cavalli si arrestarono di colpo, rigidi, con il collo teso. Nemmeno le frustate più forti riuscirono a smuoverli di un passo.
NelIo stesso istante la donna balzò fuori dalla carrozza liberandosi dal marito. Fu impossibile trattenerla. Poi, sempre secondo le sue dichiarazioni, si mise a volare.
Da un metro d”altezza, sorvolò i campi e salì alla collina dove sorgeva la chiesa. C”era molta gente riunita davanti alla porta le e il suo arrivo spettacolare produsse non poco scompiglio. I cani abbaiavano, le galline svolazzavano e tutti lanciarono un grido di terrore, aprendole il passo. La donna riuscì a entrare per la porta semi aperta della chiesa e cadde giusto davanti all”altare maggiore, nel punto in cui si trovava un quadro di San Spedito.
Rimase lì fino a quando il parroco la benedisse senza farle domande tra una folla di curiosi. Tornò subito in sè e per parecchi giorni si comportò in modo del tutto normale.

Nuovi fatti incredibili

La donna chiese a Padre Veronesi un parere sul suo racconto. Il padre, mostrando pazienza e comprensione, osservò che tutto gli sembrava molto strano. Le chiese di tornare a fargli visita quando volesse in sua assenza avrebbe comunque trovato uno dei fratelli.
Pochi giorni dopo la signora tornò al convento. Fu Padre Veronesi in persona ad accoglierla e benedirla. La donna si mise accanto a una cololma del presbiterio e volle ricevere così la benedizione. Il padre non si oppose e iniziò le sue preghiere.
La donna, che ascoltava con grande raccoglimento e devozione, chiuse gli occhi e all”improvviso iniziò a cantare sorprendentemente. Il suo canto era dolce e profondamente commovente, tanto potente che richiamò tutti i bambini che giocavano nella piazza e intorno alla chiesa. Anche Padre Apollinaire Focaccia, che passava per caso, si fermò meravigliato. Ma mentre Padre Veronesi proseguiva imperturbato Ie sue orazioni, la signora passò dall”armonia al caos. Cesso di cantare e senza muoversi cuminciò a proferire frasi colleriche in una lingua sconosciuta. Ben presto si udirono anche delle malediziooni. Quella notte Padre Focaccia passò a visitare Padre Veronesi.

– Cosa pensa, padre, di una donna tanto strana? – domandò Padre Focaccia.

– Credo si tratti di un normale caso di isterismo. Non mi impressiona perchè ho visto molti casi analoghi in manicomio.
Tuttavia Padre Focaccia, non abituato a casi simili, aveva un”opinione del tutto differente. A suo parere la donna era davvero indemoniata.
Dapprima Padre Veronesi sembrò non lasciarsi convincere, ma davanti alle sue insistenze cominciò ad avere dubbi e la mattina seguente si recò dal Vesovo, Monsignor Pellizzari. Naturalmente davanti all”alto dignitario della Chiesa ripropose la propria convinzione sull”isterismo ma, dopo aver posto alcune domande, il vescovo diede ragione a Padre Focaccia. Ordinò dunque a Veronesi di esorcizzare la posseduta. Non restava che ubbidire. In ogni caso, prima di tutto, Padre Veronesi andò dal direttore del manicomio di Piacenza. Il dottor Lupi era suo amico e potè esporgli il caso con estrema fiducia. Convennero che il dottore avrebbe assistito a tutte le fasi dell”esorcismo. Subito dopo il padre cercò di procurarsi testimoni che fossero persone intelligenti e moderate. Quindi prese accordi con Padre Giustino che era un eccellente stenografo. Padre Veronesi intendeva procedere con rigore e sicurezza compiendo integralmente le norme del Rito Romano precedentemente descritte.

Il 21 maggio 1920, dopo mezzogiorno, la posseduta fu portata su una paltrona di vimini posta di fronte all”altare maggiore della Cappella di Santa Maria della Campania. A prima vista non oppose resistenza alcuna. Dietro a lei erano seduti in semicerchio, tutti i testimoni. Alla destra dell”altare si mise il dottor Lupi e a sinistra, su un banco piuttosto scomodo, Padre Giustino, pronto a stenografare ogni parola. Su un tavolino, al suo fianco, c”era un recipiente con acqua benedetta, un aspersorio, una cotta viola e una stola dello stesso colore. La tensione era grande.

Padre Veronesi entro solennemente e sali i gradini dell”altare. In nessun momento la posseduta interruppe la messa.
Terminata la santa cerimonia, Veronesi si diresse al tavolino e indossò la cotta e la stola. L”esorcismo stava per cominciare. II sacerdote che lo serviva gli passò il rito Romano.

Dimentica, Signore, le nostre colpe e quelle dei nostri padri e si benigno verso i nostri peecati.
Per continuare, tutti i presenti recitarono il Padre No­ stro. Padre Veronesi intono il Salmo n. 53.
Come durante la messa, la signora si mantenne estremamente calma, ma era chiaro che la sua tranquillita era eccessiva, falsa, posticcia. Era rigida, immobile, con lo sguardo assente.
La voce dell”esorcista risuonava nella piccola cappella e la tensione generale era enorme. La calma della posseduta faceva presagire, senz”ombra di dubbio, qualcosa di spaventoso. Era come la calma che solitamente precede la tempesta.

Dopo le litanie, l”esorcista invocò solennemente Dio.
Signore Santo, Padre Onnipotente, Dio Eterno, Padre del Nostro Signore Gesu Cristo, ehe condannasti al fuoco dell”inferno quel rinnegato tiranno e apostata e che mandasti in questa mondo il tuo Primogenito perchè schiacciasse quella bestia ruggente, accorri, affrettati a salvare l”uomo, creato a Tua immagine e somiglianza, dalla rovina e dal demonio del Mezzogiorno. Signore, lascia cadere il tuo terrore sulla bestia.
Questo fu troppo. All”improvviso, come se queste parole l”avessero destata dal suo sonno, la signora alzo le braccia le abbassò lentamente e si prese la punta dei piedi con le mani. Si immagini la reazione dei presenti al vedere che, piegatasi in avanti, la donna faceva un prodigioso balzo in avanti. Dopo qusta acrobazia si sciolse e rimase completamente stesa. II suo volto era terribilmente contratto in una smorfia di dio. Altrettanto terribili furono le parole che lanciò all”esorcista.

– Chi sei tu che osi misurarti con me? Non sai che sono Isabo e che possiedo grandi ali (pugni poderosi?

Il resto furono insulti. L”attacco del demonio fu cosi violento, repentino e incontrollabile che l”animo di Padre Veronesi fu lì lì per darsi vinto.

Si sentì quasi sconfitto (come confessò al proprio diario), ma solo per un istante.
La sensazione di sconfitta fu rapida come quella di vittoria che seguì immediatamente.Colpito da un”emozione indescrivibile, Padre Veronesi iniziò a parlare: .

– Io ordino a te, spirito immondo, chiunque tu sia, e ai tuoi compagni, che avete dominio su questa serva di Dio, per i misteri delIa Incarnazione, Passione, Risurrezione e Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo, per lo Spirito Santo e per la venuta del Nosto Signore nel Giudizio, dimmi il tuo nome e il giorno e l”ora in cui te ne andrai con un segnale. Ubbidisci in tutto a me, che sono, anche se indegno, ministro di Dio e non fare male alcuno a questa creatura di Dio, nè ai praenti e ai loro beni.

Per un attimo la posseduta rimase in silenzio. II diavolo non disse o ripetè il suo nome li indico il giorno e l”ora delIa sua separazione dal corpo.

– In nome di Dio, chi sei? – tuonò Padre Veronesi.

– Isabo – urlò la posseduta senza aprire gli occhi e con i1 volto tutto rosso.

– Che cos”e Isabo?

– Hai dei nemici che …

– Che cosa significa Isabo? – insistette l”esorcista, interrompendo la posseduta.

Completamente sconvolta, la donna si morse le mani e le braccia, poi cominciò a rivoltarsi per terra. come per prendere i piedi di Veronesi, e gridç:

– Significa che e l”ho nascosto così bene da non potersi distinguere.

РQualӏ il tuo potere?

– Quello che mi concedono.

– E quale ti concedono?

– Uno molto grande

– Da chi lo ricevi?

– Dalla persona ch ha saputo congiurarmi.

– E che Italiano è costui? – domando astutamente Padre Veronesi.

– Io non sono Italiano!

II volto della donna cambio più volte espressione, con diversi gesti sarcastici. Poi, come per impedire che l”esorcista continuasse a fare domande, riprese a insultarlo. Ma non riusci a impressionarlo.

– Da dove vieni?

– Mi parli come se fossi tuo schiavo.

– Dimmi da dove vieni.

-No.

-In nome di Dio, di quel Dio che così bene conosci, dimmi da dove vieni – esortò l”esorcista.

La posseduta voltò di colpo la testa e poi rimase immobile. Padre Veronesi riprese il suo attacco.

– In nome di Dio, pr il suo Sangue e per la sua Morte, dimmi da dove vieni

– Da lontani deserti- fu la risposta appena percettibile.

– Sei solo o accompagnato?

– Ho dei compagni.

– Quanti?

Dopo vari tentativi Isabo comunico che lo accompagnavano sette servitori. I testimoni non potevano sopportare ancora a lungo questa violenta successione di volti mutevoli. La posseduta passava dallo sdegno alla collera; a volte sarcastica, sempre violenta, incuteva a tutti grande rispetto poiche anche nei momenti di maggiore esaltazione mostrava una gnnde dignità. Probabilmente questa impressione unanime dei testimoni veniva dal fatto che nella sua persona permaneva una spaventosa e costante sofferenza. E niente questa aveva in comune con una farsa o una semplice burla.

– Perche entraste in questa corpo? – fu la domanda successiva.

– Per un forte amore al quale non trovo corrispondenza.

– Non c”e corrispondenza da parte di chi?

– Sei uno stupido.

– Rispondi. Chi non corrisponde questo amore?

– Questo corpo – Gridò la donna dandosi un tremendo
colpo al petto.

Non va dimenticato che anche il più stupido degli uomini, nel parlare mostra una certa coerenza con delle verità interiori. In realtà la posseduta sentiva che il suo corpo non aveva ceduto all”amore di un altro e se ne rammaricava: da lì derivava il violento colpo al petto. II suo corpo l”aveva tradita. La sua “parte maledetta” avrebbe preferito cedere completamente.

– E perche non ti corrisponde – continuo l”esorcista, rivolgendosi al diavolo e non alla posseduta, supponendo che il corpo di lei avesse defrauato lo spirito maligno.

– Perche non è giusto – fu la risposta della posseduta, che seguiva il filo del suo pensiero e che pareva molto divertita alle domande di Padre Veraesi ..

– Cioè questo corpo è una tua vitima?

La posseduta comincio a ridere con un riso sarcastico, insopportabile. L”aspetto era spaventoso perchè per ridere non apriva la bocca.

– Quando entrasti in questo corpo? – inquisì l”esorcista, cambiando argomento.

La posseduta cominciò a contorcersi e fu necessario tenerla ferma.

– Il 23 aprile 1913 alle cinque delIa sera – rispose lei.

Da questa momento l”emozione andò crescendo. La posseduta dichiarò che il malvagio era entrato nel suo corpo a causa della riluttante pozione magica di un mago. Un bicchiere di vino, carne di maiale, alcune gocce di sangue e qualche imprecazione erano bastate allo scopo.

– E” certo? – adombrò Padre Veronesi.

– Con del maiale e un bicchiere di vino bianco, mentre
venivano pronunciate certe parole – confermò lei.

Come osservò Baldeci, forse era proprio questi.

E l”esorcista, forse assordato dalle grida della posseduta, torno a cambiare argomento.

– Hai invaso solo questo corpo o anche quello degli altri membri della famigia?

– Anche i membri della famiglia.

– Dammene prova.

– Quando questa corpo soffre, i familiari soffrono.

– Semplice caso di telepatia.

– ldiota!

Lo scontro frontale 10iivo un nuovo cambio di prospettiva.

– Quanto tempo fu impiegato per entrare in questo corpo?

– Sette giorni.

– Dove ebbe luogo questo ingresso?

– Qui, in un albergo di Piacenza.

– Quale?

– Non fare domande. Non puoi fare domande – esclamò la posseduta.

– Ora vattene – ordinò inaspettatamente Padre Veronesi.

-No!

– Vattene!

II dialogo cominciò a salire di tono.

– Ti ordino di andartene.

-Mai!

– Vattene!

– No, sono Isabo e non me ne andrò.

La tensione era arrivata al culmine. Con uno sforzo sovrumano la posseduta riuscì a liberarsi dalle mani che la trattenevano e si laciò contro l”esorcista. Nonostante la reazione immediata dei presenti, la donna riuscì a togliere al padre la stola viola e la distrusse con i denti, nella confusione generale.

– Ci sono voluti sette giorni per farmi enlrare in questo corpo! – gridò, sputando bava dalla bocca – e tu pretendi di scacciarmi al primo esorcismo? Solo il dottor Lupi restò al suo posto, mentre tutti gli altri cercavano di trattenere la posseduta. AlIa prima goccia di acqua benedetta che le bagnò il volto la signora cominciò a contorcersi con violenza rivoltandosi a terra. Era impossibile tenerla ferma e la sofferenza faceva già breccia suI suo aspetto in modo definitivo.

– Che vuoi che faccia se, mentre tu cerchi di farmi alIontanare, un altro mi incita a rimanere?

La voce sembrava rassegnata.

L”esorcista pose quanto restava delIa stola sulle spalle della sfortunata.

– Vattene! – ordinò senza controllo.

Ma la donna si appiatì ancora di più a terra, contorcendosi come per sfuggire alla stola, anche se la cosa le risultava impossibile, perchè adesso la copriva quasi completamente.

– Toglimi questo peso di dosso!- gemette la sventurata. Pier Paolo Veronesi riprese la stola e continuo l”esorcismo verbale. Infine, dopo varie domande e molti ordini perentori, giunti più o meno a bersaglio, la donna cessò di gridare.

– Uscirono insieme alla palla che portò nel ventre.

Tutti dedussero che la palla era il pezzo di carne di maiale utilizzato dal mago.

Fu subito portato un catino.

– Presto – ordinò Padre Veronesi – vomita!

La donna volse la testa verso il catino e vomitò con estrema facilità, una sostanza che nessuno fu in grado di descrivere. Con questa lieve vittoria si arrivo all”epilogo. Erano tutti stanchi e la donna, dopo avere vomitato, si addormentò.
Qualcuno forse immaginò che quello fosse il momento del trionfo. Ma presto fu evidente che sarebbero stati necessari ben altri esorcismi per liberare il corpo della donna da Isabo.

Gli altri esorcismi

Due giorni dopo ebbe luogo il secondo esorcismo. Seguì iJ terzo, in presenza delle stesse persone, durante il quale iL dialogo toccò un argomento particolarrnente curioso.

– Hanno legato tre piante e ora sono evocato per tre voIte. Non fù chiaro a cosa si riferisse; ma il primo di giugno, durante il quarto esorcismo si ritornò sull”argomento.

– L”altro giomo parlasti di tre piante. Dove sono?

– Non sono io a doverti insegnare queste cose.

– In nome di Dio, dimmi dove stanno queste tre piante.

– Non posso dirlo.

– In nome di Dio, per il suo infinito potere, ti ordino di dirmi dove si trovano.

Dopo un lungo e penoso silenzio, la donna diede due nomi e due luoghi, indicando che la terza pianta stava nel fondo del fiume Po.

– Con che cosa sono state legate?

– Con un filo di lana bianco.

– Chi le ha legate?

La donna rispose che le prime due erano state legate da personaggi già menzionati.

– E la terza, che si trova nel fondo del Po, da queste stesse mani! – concluse la donna, alzando Ie braccia.

In conclusione fù stabilito che una di queste persone era colui che si era rivolto al mago per chiedergli di eseguire il misterioso incarico.

Secondo questa versione, certamente delirante, la posseduta aveva partecipato direttamente aIle evocazioni che avevano poi aperto le porte del suo corpo al maligno Isabo. Padre Veronesi pensò che forse avrebbe ottenuto il suo scopo slegando le piante maledette.

– Insegnami la maniera di slegarle – chiese.

– Non posso.

– Perchè no?

– Perchè quando fù fatto ci imposero di non rivelarlo.

– Quando verranno slegate?

– Due lo sono già – fu il sorprendente annuncio dell”ossessa.

– E quando sarà slegata la terza?

– Se resterà in deposito la pianta non si slegherà.

Si dedusse che i1 misterioso deposito non fosse altro che la famosa palla di cane di porco che, pare, la signora avesse ingerito sette anni prima durante l”operazione diabolica. E” evidente che tutto poteva anche essere frutto di una fervida immaginazione ma la cosa cominciava a contagiare i presenti.

– Quando uscirà il deposito?

– Non so.

– In nome di Dio, in nome della Vergine!

– Quando vorrai, lo interruppe la posseduta, tremando.

– Subito, alzati e vomita!

La donna aspettò appena che la alzassero per accostarsi al catino.

– Vomita! -le ordinò l”esorcista, trionfante.

– No, non vomito. Oggi ho fatto già a sufficienza – si
rifiutò.

– Dio non fa mai troppo. Vomita!

– No, no! – si rifiutò di nuovo la donna.

– In nome di Dio! – ripetè Padre Veronesi – per la sua
Passione e Morte, che questa creatura vomiti tutto quanto ha ingerito per maleficio.

Presa da un terribile attacco di convulsioni, Ia signora finì per vomitare. Poi si calmò rapidamente. Il quarto esorcismo volgeva al termine. Tutti avevano bisogno di riprendersi dopo impressioni cosi violente. Per questo Padre Veronesi decise di rimandare l”esorcismo di alcuni giorni.
Nelle dichiarazioni della posseduta ciò che più lo aveva colpito erano le misteriose piante “legate” dal mago, un secondo personaggio e l”intervento della stessa posseduta.
Padre Veronesi ebbe di colpo un”idea. Perchè non aprofittare di uno dei momenti di normalità della signora per chiederle chiarimenti in merito?
Così, in presenza del marito, senza giri di parole, le chiese se avesse mai legato delle piante.
La donna rispose stupita alla domanda.
– Sì, ne ho legato una – disse sorridendo timidamente. La cosa risultava interessante. La signora, con un po” di vergogna, confessò di averlo fatto “nel fondo del fiume Po” con del filo di lana bianca. Le avevano assicurato che con questa metodo avrebbe ottenuto una rapida guarigione dai suoi attacchi, perchè con il filo di lana essi sarebbero rimasti legati alla pianta e avrebbero abbandonato il suo corpo.
Evidentemente si trattava di un procedimento magico. La donna confessò inoltre di non aver ottenuto alcun risultato, essendo la cosa addirittura controproducente. Sapeva, dopo il fatto, di essere peggiorata e ne era pentita. Anche se moderatamente Padre Veronesi la accusò di avere fatto ricorso alla superstizione. Lei si discolpò adducendo che era giunta a un tale livello di orrore che si sarebbe gettata nel fuoco se qualcuno glielo avesse consigliato.

 

Durante il dialogo il marito confermò di essere al corrente di tutto, avendo accompagnato la moglie al Po, senza periò aiutarla a legare la pianta. La complicità dello sposo era in ogni caso del tutto irrilevante.
Padre Veronesi, preoccupato, formulò le sue domande cercando di metterle in relazione diretta con quanta lo preoccupava.

Le domandò pertanto se fosse a conoscenza del fatto che, mentre legava la pianta, altre due persone facevano la stessa cosa in un altro posto. Molto sorpresa, la signora rispose di esserne completamente all”oscuro. L”altra persona, secondo quanto era stato appurato, era realmente innamorata di lei che l”aveva respinta con decisione. Era dunque ricorsa alla magia in un momento di disperazione, nella speranza di farla cedere?

La signora aveva inventato questo amore durante un attacco. Si ignorava se Padre Veronesi le avesse dato credito. Quella persona aveva una certa fama di conquistatore, e durante il sesto esorcismo venne fuori quanto la donna fosse ossessionata da ciò. Nella memorabile seduta dell” 11 giugno dopo la messa e le litanie prescritte dal Rito Romano, l”esorcista indagò:

– Cosa deve fare questa corpo per essere libero?

– Deve consegnarsi a quell”uomo – fù la semplice risposta.

– Taci, spirito maligno, e rispondi solo alle mie domande.

– Deve abbracciarlo – insistette lei, il che scandalizzò i
presenti che non si capacitavano di come quell” uomo avesse un potere tanto straordinario da dominare, attraverso lo spirito maligno, la povera donna.
In altri tempi il mandante della possessione sarebbe stato immediatamente consegnato al braccio secolare dell” Inquisizione, come avvenne con i Grandier e i Gauffridi.

Le riunioni nella Cappella del Convento di Santa Maria delIa Campania erano terribili e sconvolgenti, implacabili, con intervalli di pochi giorni l”una dall”altra. Di solito la donna arrivava in chiesa sulle proprie gambe, accompagnata dallo sposo, molto teso e dimagrito, mentre lei, a parte qualche tic, non mostrava il minimo nervosismo. Poteva addirittura sopportare gli sguardi curiosi dei vicini, che non trascuravano di osservarla quando si recava alla cappella.

I cancelli circostanti la chiesa venivano chiusi dopo l”ingresso della posseduta con il marito, i testimoni, l”esorcista e lo stenografo. Appena entrati, il robusto Frate Antonio, provvedeva a tutto. Nessuno poteva più penetrare nella cappella, anche se la presenza dei curiosi, fuori dal convenlo, aumentava la tensione all”interno. Tutto il clima contribuiva a fare che la posseduta abbandonasse la “normalità” e assolvesse il ruolo di indemoniata riservatole fin dal principio.

Si potrebbe dire che la donna entrava nella cappella con una curiosità pari a quella dei vicini e dei testimoni. Anche lei aspettava il prodigio. Prima di ogni nuovo esorcismo si chiedeva se sarebbe mai ritornata a casa completamente guarita. Senza dubbio la donna aveva già una personalità spaccata e almeno una parte di lei desiderava ardentemente la guarigione. Era proprio queslo che, come tutti le assicuravano, avrebbe ottenuto nella cappella santa, grazie all”abilità di Padre Veronesi come esorcista.

Appena prendeva posta nella poltrona di vimini un”ombra turbava il suo volto. A momenti, durante la messa e le litanie, aveva gli occhi semi chiusi e ostentava completa indifferenza. Ma questa calma non durava molto. Quando l”esorcista incalzava il Malvagio, lei si agitava. E la sua agitazione raggiungeva livelli sorprendenti, tanto che le posero un materasso sotto la poltrona, per evitare che si facesse del male.

Per altro Isabo restava imperturbabile come il primo giomo. Durante l”ottava seduta, in un momento particolarmente drammatico, rispondendo a una domanda dell”esorcista, la possedula indico che la sua uscita dal corpo sarebbe avvenuta il 23 giugno 1920.

– Perchè non prima? – volle sapere Padre Veronesi.

– Perchè non è previsto.

– Chi lo ha previsto?

– Quando mi evocarono determinarono che nessuno sarebbe guarito se gli esorcismi fossero stati realizzati prima del 23 giugno.

In realtà poteva trattarsi di una risposta arbitraria e Padre Veronesi si infuriò.

– Sono tutte bugie! Impostore! Chi può credere una tale affermazione? Dio è superiore a tutti i maghi.

– Se Dio non fosse superiore non me ne andrei mai ragionò diabolicamente Isabo.

Padre Veronesi non si diede per vinto.

– Cosa bisogna fare per scacciarti prima? – domandò.
Ogni speranza fu vana. Nella nona seduta si manifestò un compagno di Isabo molto possente: il perfido e perverso Slender. Che fare? L”animo dei vari testimoni vacillò sensibilmente, anche se questo contrattempo non disarmò Padre Veronesi.
Nel mezzo di una forte tensione, mentre i presenti si tenevano ai loro sedili e la posseduta si ritorceva a terra; la voce energica del padre ordinò a Slender di scendere immediatamente all”inferno.
Appena fù espresso l”ordine, la donna si calmò.

– Dov”e andato Slender? – indagò l”esorcista.

– Nel corpo di una persona conosciuta.

– Eh? E” spaventoso!

Slender era uscito dal corpo della donna per trasferirsi in un altro essere umano? II sistema nervoso del padre esorcista stava per avere un crollo.

– Perchè? – incalzò il padre.

– Perche non lo hai destinato a nessun luogo.

– Menti. L”ho destinato sì.

– Allora non sei stato in grado di vincerlo. Io sono più
forte di te.

– Non e vero!

– Allora sono più veloce nel pensiero: quando tu ti disponevi a dare l”ordine io gli avevo già dato il mio.
– E” andato solo o in compagnia?

– Solo.

– Ti ordino di revocare immediatamente il tuo ordine – impose l”esorcista, tentando di dominarsi.

– Non sono autorizzato. Ti sta bene. Non sono io a darti ordini.

– In nome di Dio, ti ordino di allontanare immediatamente Slender.

Il padre fece una pausa e aggiunse: – Se n”è già andato?

-No.

Un vero e proprio disastro. La tensione era insostenibile. Padre Veronesi si appellò all ultimo tentativo. Afferrò la croce e la pose sulla testa della posseduta.

– Per questa Croce, per il Dio che un giorno si immolò interamente, dando la vita su questa croce per riscattarsi dal tuo potere, manda via immediatamente Slender gridò a gran voce.

Fece una pausa e aggiunse: – E” andato?

– Sì, è andato — assenti la posseduta, digrignando i denti

– ma è ancora nella casa.

– Che cosa fa lì?

– Parla lingue sconosciute, grida e delira. Hanno già
chiamato quel sacco di carbone di don Pallaroni. Pallaroni era il parroco di San Giorgio Piacentino. Cosa avveniva nella sua casa?

– Il parroco legge l”ufficio- indicò la posseduta.

– Slender è ancora in casa?

– Don Pallaroroni lo ha scacciato in un cane ma non ci è riuscito.

La nona seduta termina nel peggiore sconforto e nella più grande confusiome. Naturalmente tutti si affrettarono a verificare quanto succedeva in casa di Don Pallaroni.

In casa del parroco Don Pallaroni.

A mala pena l”esorcista di Santa Maria della Campania potè sopportare la notizia che efettivamente a San Giorgio Piacentino, in casa del parroco, avvenivano fatti terribili

Una delle sue sorelle aveva cominciaio a fare discorsi senza senso in tedesco, lingua a lei assolutamente sconosciuta. E peggio ancora qundo lei taceva li pronunciava un fratello del parroco, che viveva nella stessa casa. Non potevano controllarsi.

La notizia si diffuse ovunque. Presto il parroco di San Giorgio dovette ammettere che gli era impossibile seguitare a vivere nella sua casa porte e finestre si aprivano e battevano violentemente; tutta la notte si udivano lugubri cigolii, come catene trascinate e strepiti, paragonabili solo a strofinio di ferraglie.
Neppure la madre del parroco riusciva più a prendere sonno e il parroco stesso finì per perdere la pazienza. Arrivò al punto di chiedere a un millantatore del paese di dormire nella sua casa. Questi accettò.

Ma sin dalla prima notte, alle luci dell”alba, si avvide che tale misura era inutile. II padre lasciò la sua stanza e si precipitò di sopra, per unirsi all”anziana madre; l”altro, non riuscendo a seguirlo, saltò dalla finestra.
Era senza dubbio singolare che due fratelli del parroco parlassero all”improvviso in tedeco senza sapere la lingua; era spaventoso che la poseduta li “udisse” dalla Cappella di Santa Maria della Campania.

Tuttavia, i rumori notturni e tutto il resto sembravano più lo scherzo macabro di qualche vicino che fenomeni paranormali. E” lecito anche sospettare che gli attacchi delIa posseduta dissimulassero una frode tipicamente incosciente. La notizia dei prodigi in casa di Padre Pallaroni poteva esserle giunta prima della nona seduta. In fatti del genere la prudenza non è mai troppa.
Nonostante le notevoli perplessità, Padre Veronesi cominciò a guadagnare terreno proprio dalla nona seduta. Sino ad allora l”arroganza della posseduta era stata costante, senza contare gli attimi di autentico terrore.

Ma durante il nono esorcismo la posseduta cominciò, senza una causa precisa, a vacillare e fu chiaro che non avrebbe resistito a lungo. E infati non si riprese.
Isabo non poteva più rispondere con la consueta sfrontatezza
Come defrauato di qualcosa, annunciò la liberazione per il 23 giugno alle cinque del pomeriggio. Le sue balbuzie risultavano penose.
Come se avesse perduto la facoltà di parlare, la posseduta rispondeva appeena alle domande dell”esorcista. E invece di scagliare insulti si limitava a emettere assurdi suoni nasali. Una vera e propria impotenza.

La soluzione

Ci furono ancora due esorcismi e nel secondo la donna perdette la parola completamente. II 21 giugno la posseduta si presentò sorprendentemente debilitata. Il Rito Romano non la esasperò come altre volte e aveva gli occhi quasi chiusi, le mani aggrappate alla poltrona, il mento tristemente affondato nel petto: era solo il relitto di una precedente arroganza.

Quando le parole di padre Veronesi intimarono a lsabo, la posseduta non si alterò. Lentamente, in silenzio, lasciò la poltrona e si allungò fino a rimanere stesa suI materasso. Rimase lì, come irrigidita, con gli occhi completamente chiusi. L”esorcista andò avanti finchè si mosse.

– Ti ordino di stare calmo e di rispondere alle mie domande. Capito?

La posseduta non disse nemmeno un sospiro. Cosa le succedeva?

Era inutile. La posseduta non intendeva parlare. E questa stranezza prostrò Padre Veronesi in uno stato di grande perplessità. Il silenzio della donna non era previsto. I presenti si guardarono incerti. Che cosa potevano fare?

– Se non puoi risponere alza un dito; se non vuoi alzane due – ordinò l”esorcista, mosso da un lampo improvviso. Nell”emozione generale la posseduta alzò piano un solo dito, come se le costasse un grande sforzo. Alcuni si alzarono dai loro posti per vedere il dito sollevarsi, che significava: “Non poso rispondere!”.
Da quel momento in poi i dialoghi tra l”esorcista e la posseduta si fecero particolarmente lenti e penosi. Lui interrogava e, a seconda dell”ordine dato, l”altra rispondeva alzando uno o due dita. Il dialogo risultava così lento e difficoltoso. Ben presto una sensazione di noia invase l”assemblea. Per fortuna la conclusione era imminente.

Venne alla fine il 23 giugno. Persino gli abitanti del paese sapevano che questa era la data prevista per la partenza di Isabo. La signora, molto provata, entrò nella cappella di Santa Maria delIa Campania con un certo entusiasmo. Persino il Dott. Lupi, sempre così ponderato, persino un po” incredulo, mostrava una tensione nervosa che non gli era abituale.

Durante la messa la signora cominciò a comportarsi stranamente. Assunse, poco a poco, un”aria assente, molto particolare, solo i suoi occhi, erano semiaperti e il corpo in un atteggiamento di totale abbandono. Le terribili parole del Rito Romano non tolsero Isabo dalla sua depressione. Erano quasi le tre e la sua uscita era prevista per le cinque.
A un certo punto la donna si lasciò cadere sul materasso, immobile, con gli occhi chiusi come un essere inoffensivo. – In nome di Dio ti ordino di obbedirmi in tutto ciò che ti imporrò. Hai capito?
Non ci fù risposta.

– Te lo ordino in nome di Dio e della Vergine.

Ancora silenzio. Adesso però l”esorcista non si mostrò perplesso un solo istante.

– Se hai inteso alza un braccio, se no due. Drammaticamente la donna alzò un solo braccio. Iniziò così un dialogo esasperante. A seconda dei casi la donna alzava un braccio o due e nonostante la rapidità con cui l”esorcista poneva le sue domande i minuti si facevano interminabili.
Nonostante gli imprevisti in nessun modo Padre Veronesi dimenticò che l”unica cosa realmente importante era che la posseduta espellesse la famosa “palla di carne di maiale”. Quando si avvide che le sue domande e i suoi ordini perentori non davano il minimo risultato. esclamò: – Alzati e vomita!

Per la prima volta quella sera, la posseduta parve colpita da quelle parole.

Con estrema difficoltà si tirò su fino a inginocchiarsi ed ebbero inizio le sue convulsioni. Fu tutto inutile. Stava per cadere di nuovo, ma la sostennero. qualcuno portò due sedie perchè vi appoggiasse i gomiti, un altro le sostenne la testa.

– Vornita! – ordinò ancora, implacabile, Padre Veronesi. Nello sforzo straordinario richiesto dai forti conati la scena rasentava il parossismo. Veronesi cominciò a recitare il Sanctus.

Dopo alcuni tremendi minuti una sostanza biliare cadde nel catino. Poca cosa. Senza fiato, completamente sconvolta la donna non vomitò altro e fù necessario concederle un attimo di sollievo.

– Sono le quattro e trentacinque – annunciò l”esorcista, consultando l”orologio. – Con tutta l”autorità concessami da Dio ti ordino, spirito immondo, di andartene immediatamente da questo corpo! Se te ne vai subito ti confinerò nel deserto nel Sahara. Altrimenti ti scaccerò all” Inferno.

Era necessario concludere. La fronte e il cuoio capelluto della posseduta si raggrinzirono come mai prima, alle parole comminatorie di Padre Veronesi. Aveva un aspetto orribile: i suoi muscoli erano fuori posto, sembrava che le pupille saltassero fuori dalle orbite e il labbro inferiore molto gonfio cadeva come morto.
Nell”atroce silenzio la posseduta indietreggiò molto pallida. Dalle sue labbra uscì all”improvviso un grido infernale:

– Vaaadoooo!

Incapace di controllarsi si precipitò verso la bacinella e vomitò abbondantemente.

– Vattene, vattene! – gridava l”esorcista.

Dopo l”emozione violentissima, la donna tornò nella sua condizione naturale, molto adombrata. Padre Veronesi la toccò con la stola e le impose le mani.

– Sono già guarita! – disse lei, semplicemente.

Né le mani nè la stola dell”esorcista provocarono in lei il minimo sconvolgimento. Sorrideva alleviata e la devozione dei presenti crebbe straordinariamente.

L”esorcista concluse la seduta pregando.
La signora si diresse all”altare maggiore per inginocchiarsi davanti alIa Vergine.
Al termine Padre Veronesi pose un”ultima domanda. Voleva sapere dove si trovava la “palla di carne di maiale”. In teoria avrebbe dovuto essere stata ingerita dalla donna almeno sette anni prima. E” evidente pero che trattandosi di uno spirito maligno tutto era possibile. Persino che il boccone fosse rimasto così a lunge nello stomaco. L”aveva vomitato, la signora? Questa era l”ipotesi del Dottor Lupi.

– La palla è nel catino! – sentenzio.

E senza esitare il dottore rimescolò nella bacinella con un bastone. Quando lo tolse la punta del bastone era avvolta in una specie di tessuto. Fosse verità o illusione, qualcuno tolse con le dita il tessuto e lo stese. Secondo Ie testimonianze era stupendo, con le sfumature dei colori dell”iride. Ma non fu tutto. Nel fondo del catino fu trovata la palla di lardo, delle dimensioni di una piccola noce con intorno sette piccole corna. Secondo Balducci “lo spirito maligno mantenne la promessa”.

L”emozione fu grande. Tuttavia non è il caso di farsi impressionare troppo.
Quello che fu vomitato, fosse quel che fosse, non poteva essere da sette anni nello stomaco della posseduta. Vale pertanto la pena di fare ipotesi meno spettacolari, ma certamente più realistiche. Era chiaro che la posseduta poteva avere ingoiato un pezzo di lardo avvolto nella tela prima dell”ultimo esorcismo. In certi casi di isterismo, come ad esempio nei medium, le simulazioni sono molto efficaci e perfette, benchè incoscienti e involontarie, o forse proprio per questo.
Da quel giorno la signora guarì e divenne un simbolo vivente del potere di Dio sui diavoli.

Era molto serena e, per quanta si seppe, non compì mai più prodigi. E” possibile, d”altro canto, che gli esorcismi siano serviti a qualcosa, soprattutto tenendo conto del potere di suggestione che un esorcista può esercitare e della tipica impressionabilità di un posseduto.
L”efficacia di un esorcismo si basa soprattutto su questa capacità di suggestione che è tale solo in un gruppo umano dove si avverta la presenza del demonio e il sacerdote sia considerato il vero rappresentante di Dio.

Una conclusione meno Felice

In ogni caso la gioia scaturita dalla ]iberazione delIa signora fu offuscata da fatti meno felici. Soltanto alcuni mesi dopo i1 trionfale esorcismo, Padre Pier Paolo Veronesi vide la ex-posseduta tornare al convento. Che succedeva?
Quella sera di novembre al padre esorcista tornarono a tremare Ie gambe.
La donna veniva a cercarlo per assistere un moribondo. II Signor Cassani aveva assistito a tutti gli esorcismi effettuati nella Cappella di Santa Maria della Campania e adesso era in agonia. Padre Veronesi ricordò all”istante che nei primi giorni di giugno Cassani gli aveva comunicato l”annuncio di Isabo della sua morte imminente.

– Morirò tra tre mesi – disse Cassani in quell”occasione vittima della sua vendetta.
Le parole rassicuranti di Padre Veronesi non servirono a molto. Cassani non dimenticò quella profezia un solo istante, fino a quando si ammalò. Quando Veronesi fu al suo capezzale, Cassani, in punta di morte, mormoro rassegnato:

– Ricorda la profezia, padre? E” la vendetta.

Morì poco dopo, convinto di essere vittima di una maledizione infernale. Due mesi dopo moriva anche Don Pellizzari, Vescovo di Piacenza. Fu una cosa repentina e Padre Veronesi ne rimase atterrito. Isabo aveva profetizzato anche la fine del vescovo.
Queste tragedie convinsero gli ultimi scettici, anche se sarebbe molto più semplice attribuirle a casualità. Non avvenne forse la stessa cosa con gIi scopritori della tomba di Tutankamon? Va inoItre aggiunto che nè Cassani nè il vescovo erano in giovane età.
La signora invece visse felicemente il resto dei suoi giorni. Purtroppo non si può dire lo stesso di Padre Veronesi, il cui sistema nervoso rimase profondamente colpito dagli esorcismi. Mai più fu in grado di addormentarsi con la luce spenta. Par che Isabo gli avesse promesso un”apparizione notturna e non voleva essere colto di sorpresa. Un giorno sentì un forte colpo in testa, ma non c”era nessuno accanto a lui.

– E la vendetta di Isabo – pensò – Bah, non è niente. Mi aspettavo di peggio. II Signore è misericordioso.

Mai più comunque, visse in tranquillità. Da quando ebbe il misterioso colpo non andò più a testa alta come era sempre stata sua abitudine.

Durante il dialogo il marito confermò di essere al corrente di tutto, avendo accompagnato la moglie al Po, senza periò aiutarla a legare la pianta. La complicità dello sposo era in ogni caso del tutto irrilevante.
Padre Veronesi, preoccupato, formulò le sue domande cercando di metterle in relazione diretta con quanta lo preoccupava.

Le domandò pertanto se fosse a conoscenza del fatto che, mentre legava la pianta, altre due persone facevano la stessa cosa in un altro posto. Molto sorpresa, la signora rispose di esserne completamente all”oscuro. L”altra persona, secondo quanto era stato appurato, era realmente innamorata di lei che l”aveva respinta con decisione. Era dunque ricorsa alla magia in un momento di disperazione, nella speranza di farla cedere?

La signora aveva inventato questo amore durante un attacco. Si ignorava se Padre Veronesi le avesse dato credito. Quella persona aveva una certa fama di conquistatore, e durante il sesto esorcismo venne fuori quanto la donna fosse ossessionata da ciò. Nella memorabile seduta dell” 11 giugno dopo la messa e le litanie prescritte dal Rito Romano, l”esorcista indagò:

– Cosa deve fare questa corpo per essere libero?

– Deve consegnarsi a quell”uomo – fù la semplice risposta.

– Taci, spirito maligno, e rispondi solo alle mie domande.

– Deve abbracciarlo – insistette lei, il che scandalizzò i
presenti che non si capacitavano di come quell” uomo avesse un potere tanto straordinario da dominare, attraverso lo spirito maligno, la povera donna.
In altri tempi il mandante della possessione sarebbe stato immediatamente consegnato al braccio secolare dell” Inquisizione, come avvenne con i Grandier e i Gauffridi.

Le riunioni nella Cappella del Convento di Santa Maria delIa Campania erano terribili e sconvolgenti, implacabili, con intervalli di pochi giorni l”una dall”altra. Di solito la donna arrivava in chiesa sulle proprie gambe, accompagnata dallo sposo, molto teso e dimagrito, mentre lei, a parte qualche tic, non mostrava il minimo nervosismo. Poteva addirittura sopportare gli sguardi curiosi dei vicini, che non trascuravano di osservarla quando si recava alla cappella.

I cancelli circostanti la chiesa venivano chiusi dopo l”ingresso della posseduta con il marito, i testimoni, l”esorcista e lo stenografo. Appena entrati, il robusto Frate Antonio, provvedeva a tutto. Nessuno poteva più penetrare nella cappella, anche se la presenza dei curiosi, fuori dal convenlo, aumentava la tensione all”interno. Tutto il clima contribuiva a fare che la posseduta abbandonasse la “normalità” e assolvesse il ruolo di indemoniata riservatole fin dal principio.

Si potrebbe dire che la donna entrava nella cappella con una curiosità pari a quella dei vicini e dei testimoni. Anche lei aspettava il prodigio. Prima di ogni nuovo esorcismo si chiedeva se sarebbe mai ritornata a casa completamente guarita. Senza dubbio la donna aveva già una personalità spaccata e almeno una parte di lei desiderava ardentemente la guarigione. Era proprio queslo che, come tutti le assicuravano, avrebbe ottenuto nella cappella santa, grazie all”abilità di Padre Veronesi come esorcista.

Appena prendeva posta nella poltrona di vimini un”ombra turbava il suo volto. A momenti, durante la messa e le litanie, aveva gli occhi semi chiusi e ostentava completa indifferenza. Ma questa calma non durava molto. Quando l”esorcista incalzava il Malvagio, lei si agitava. E la sua agitazione raggiungeva livelli sorprendenti, tanto che le posero un materasso sotto la poltrona, per evitare che si facesse del male.

Per altro Isabo restava imperturbabile come il primo giomo. Durante l”ottava seduta, in un momento particolarmente drammatico, rispondendo a una domanda dell”esorcista, la possedula indico che la sua uscita dal corpo sarebbe avvenuta il 23 giugno 1920.

– Perchè non prima? – volle sapere Padre Veronesi.

– Perchè non è previsto.

– Chi lo ha previsto?

– Quando mi evocarono determinarono che nessuno sarebbe guarito se gli esorcismi fossero stati realizzati prima del 23 giugno.

In realtà poteva trattarsi di una risposta arbitraria e Padre Veronesi si infuriò.

– Sono tutte bugie! Impostore! Chi può credere una tale affermazione? Dio è superiore a tutti i maghi.

– Se Dio non fosse superiore non me ne andrei mai ragionò diabolicamente Isabo.

Padre Veronesi non si diede per vinto.

– Cosa bisogna fare per scacciarti prima? – domandò.
Ogni speranza fu vana. Nella nona seduta si manifestò un compagno di Isabo molto possente: il perfido e perverso Slender. Che fare? L”animo dei vari testimoni vacillò sensibilmente, anche se questo contrattempo non disarmò Padre Veronesi.
Nel mezzo di una forte tensione, mentre i presenti si tenevano ai loro sedili e la posseduta si ritorceva a terra; la voce energica del padre ordinò a Slender di scendere immediatamente all”inferno.
Appena fù espresso l”ordine, la donna si calmò.

– Dov”e andato Slender? – indagò l”esorcista.

– Nel corpo di una persona conosciuta.

– Eh? E” spaventoso!

Slender era uscito dal corpo della donna per trasferirsi in un altro essere umano? II sistema nervoso del padre esorcista stava per avere un crollo.

– Perchè? – incalzò il padre.

– Perche non lo hai destinato a nessun luogo.

– Menti. L”ho destinato sì.

– Allora non sei stato in grado di vincerlo. Io sono più
forte di te.

– Non e vero!

– Allora sono più veloce nel pensiero: quando tu ti disponevi a dare l”ordine io gli avevo già dato il mio.
– E” andato solo o in compagnia?

– Solo.

– Ti ordino di revocare immediatamente il tuo ordine – impose l”esorcista, tentando di dominarsi.

– Non sono autorizzato. Ti sta bene. Non sono io a darti ordini.

– In nome di Dio, ti ordino di allontanare immediatamente Slender.

Il padre fece una pausa e aggiunse: – Se n”è già andato?

-No.

 

Un vero e proprio disastro. La tensione era insostenibile. Padre Veronesi si appellò all ultimo tentativo. Afferrò la croce e la pose sulla testa della posseduta.

– Per questa Croce, per il Dio che un giorno si immolò interamente, dando la vita su questa croce per riscattarsi dal tuo potere, manda via immediatamente Slender gridò a gran voce.

Fece una pausa e aggiunse: – E” andato?

– Sì, è andato — assenti la posseduta, digrignando i denti

– ma è ancora nella casa.

– Che cosa fa lì?

– Parla lingue sconosciute, grida e delira. Hanno già
chiamato quel sacco di carbone di don Pallaroni. Pallaroni era il parroco di San Giorgio Piacentino. Cosa avveniva nella sua casa?

– Il parroco legge l”ufficio- indicò la posseduta.

– Slender è ancora in casa?

– Don Pallaroroni lo ha scacciato in un cane ma non ci è riuscito.

La nona seduta termina nel peggiore sconforto e nella più grande confusiome. Naturalmente tutti si affrettarono a verificare quanto succedeva in casa di Don Pallaroni.

In casa del parroco Don Pallaroni.

A mala pena l”esorcista di Santa Maria della Campania potè sopportare la notizia che efettivamente a San Giorgio Piacentino, in casa del parroco, avvenivano fatti terribili

Una delle sue sorelle aveva cominciaio a fare discorsi senza senso in tedesco, lingua a lei assolutamente sconosciuta. E peggio ancora qundo lei taceva li pronunciava un fratello del parroco, che viveva nella stessa casa. Non potevano controllarsi.

La notizia si diffuse ovunque. Presto il parroco di San Giorgio dovette ammettere che gli era impossibile seguitare a vivere nella sua casa porte e finestre si aprivano e battevano violentemente; tutta la notte si udivano lugubri cigolii, come catene trascinate e strepiti, paragonabili solo a strofinio di ferraglie.
Neppure la madre del parroco riusciva più a prendere sonno e il parroco stesso finì per perdere la pazienza. Arrivò al punto di chiedere a un millantatore del paese di dormire nella sua casa. Questi accettò.

Ma sin dalla prima notte, alle luci dell”alba, si avvide che tale misura era inutile. II padre lasciò la sua stanza e si precipitò di sopra, per unirsi all”anziana madre; l”altro, non riuscendo a seguirlo, saltò dalla finestra.
Era senza dubbio singolare che due fratelli del parroco parlassero all”improvviso in tedeco senza sapere la lingua; era spaventoso che la poseduta li “udisse” dalla Cappella di Santa Maria della Campania.

Tuttavia, i rumori notturni e tutto il resto sembravano più lo scherzo macabro di qualche vicino che fenomeni paranormali. E” lecito anche sospettare che gli attacchi delIa posseduta dissimulassero una frode tipicamente incosciente. La notizia dei prodigi in casa di Padre Pallaroni poteva esserle giunta prima della nona seduta. In fatti del genere la prudenza non è mai troppa.
Nonostante le notevoli perplessità, Padre Veronesi cominciò a guadagnare terreno proprio dalla nona seduta. Sino ad allora l”arroganza della posseduta era stata costante, senza contare gli attimi di autentico terrore.

Ma durante il nono esorcismo la posseduta cominciò, senza una causa precisa, a vacillare e fu chiaro che non avrebbe resistito a lungo. E infati non si riprese.
Isabo non poteva più rispondere con la consueta sfrontatezza
Come defrauato di qualcosa, annunciò la liberazione per il 23 giugno alle cinque del pomeriggio. Le sue balbuzie risultavano penose.
Come se avesse perduto la facoltà di parlare, la posseduta rispondeva appeena alle domande dell”esorcista. E invece di scagliare insulti si limitava a emettere assurdi suoni nasali. Una vera e propria impotenza.

La soluzione

Ci furono ancora due esorcismi e nel secondo la donna perdette la parola completamente. II 21 giugno la posseduta si presentò sorprendentemente debilitata. Il Rito Romano non la esasperò come altre volte e aveva gli occhi quasi chiusi, le mani aggrappate alla poltrona, il mento tristemente affondato nel petto: era solo il relitto di una precedente arroganza.

Quando le parole di padre Veronesi intimarono a lsabo, la posseduta non si alterò. Lentamente, in silenzio, lasciò la poltrona e si allungò fino a rimanere stesa suI materasso. Rimase lì, come irrigidita, con gli occhi completamente chiusi. L”esorcista andò avanti finchè si mosse.

– Ti ordino di stare calmo e di rispondere alle mie domande. Capito?

La posseduta non disse nemmeno un sospiro. Cosa le succedeva?

Era inutile. La posseduta non intendeva parlare. E questa stranezza prostrò Padre Veronesi in uno stato di grande perplessità. Il silenzio della donna non era previsto. I presenti si guardarono incerti. Che cosa potevano fare?

– Se non puoi risponere alza un dito; se non vuoi alzane due – ordinò l”esorcista, mosso da un lampo improvviso. Nell”emozione generale la posseduta alzò piano un solo dito, come se le costasse un grande sforzo. Alcuni si alzarono dai loro posti per vedere il dito sollevarsi, che significava: “Non poso rispondere!”.
Da quel momento in poi i dialoghi tra l”esorcista e la posseduta si fecero particolarmente lenti e penosi. Lui interrogava e, a seconda dell”ordine dato, l”altra rispondeva alzando uno o due dita. Il dialogo risultava così lento e difficoltoso. Ben presto una sensazione di noia invase l”assemblea. Per fortuna la conclusione era imminente.

Venne alla fine il 23 giugno. Persino gli abitanti del paese sapevano che questa era la data prevista per la partenza di Isabo. La signora, molto provata, entrò nella cappella di Santa Maria delIa Campania con un certo entusiasmo. Persino il Dott. Lupi, sempre così ponderato, persino un po” incredulo, mostrava una tensione nervosa che non gli era abituale.

Durante la messa la signora cominciò a comportarsi stranamente. Assunse, poco a poco, un”aria assente, molto particolare, solo i suoi occhi, erano semiaperti e il corpo in un atteggiamento di totale abbandono. Le terribili parole del Rito Romano non tolsero Isabo dalla sua depressione. Erano quasi le tre e la sua uscita era prevista per le cinque.
A un certo punto la donna si lasciò cadere sul materasso, immobile, con gli occhi chiusi come un essere inoffensivo. – In nome di Dio ti ordino di obbedirmi in tutto ciò che ti imporrò. Hai capito?
Non ci fù risposta.

– Te lo ordino in nome di Dio e della Vergine.

Ancora silenzio. Adesso però l”esorcista non si mostrò perplesso un solo istante.

– Se hai inteso alza un braccio, se no due. Drammaticamente la donna alzò un solo braccio. Iniziò così un dialogo esasperante. A seconda dei casi la donna alzava un braccio o due e nonostante la rapidità con cui l”esorcista poneva le sue domande i minuti si facevano interminabili.
Nonostante gli imprevisti in nessun modo Padre Veronesi dimenticò che l”unica cosa realmente importante era che la posseduta espellesse la famosa “palla di carne di maiale”. Quando si avvide che le sue domande e i suoi ordini perentori non davano il minimo risultato. esclamò: – Alzati e vomita!

Per la prima volta quella sera, la posseduta parve colpita da quelle parole.

Con estrema difficoltà si tirò su fino a inginocchiarsi ed ebbero inizio le sue convulsioni. Fu tutto inutile. Stava per cadere di nuovo, ma la sostennero. qualcuno portò due sedie perchè vi appoggiasse i gomiti, un altro le sostenne la testa.

– Vornita! – ordinò ancora, implacabile, Padre Veronesi. Nello sforzo straordinario richiesto dai forti conati la scena rasentava il parossismo. Veronesi cominciò a recitare il Sanctus.

Dopo alcuni tremendi minuti una sostanza biliare cadde nel catino. Poca cosa. Senza fiato, completamente sconvolta la donna non vomitò altro e fù necessario concederle un attimo di sollievo.

– Sono le quattro e trentacinque – annunciò l”esorcista, consultando l”orologio. – Con tutta l”autorità concessami da Dio ti ordino, spirito immondo, di andartene immediatamente da questo corpo! Se te ne vai subito ti confinerò nel deserto nel Sahara. Altrimenti ti scaccerò all” Inferno.

Era necessario concludere. La fronte e il cuoio capelluto della posseduta si raggrinzirono come mai prima, alle parole comminatorie di Padre Veronesi. Aveva un aspetto orribile: i suoi muscoli erano fuori posto, sembrava che le pupille saltassero fuori dalle orbite e il labbro inferiore molto gonfio cadeva come morto.
Nell”atroce silenzio la posseduta indietreggiò molto pallida. Dalle sue labbra uscì all”improvviso un grido infernale:

– Vaaadoooo!

Incapace di controllarsi si precipitò verso la bacinella e vomitò abbondantemente.

– Vattene, vattene! – gridava l”esorcista.

Dopo l”emozione violentissima, la donna tornò nella sua condizione naturale, molto adombrata. Padre Veronesi la toccò con la stola e le impose le mani.

– Sono già guarita! – disse lei, semplicemente.

Né le mani nè la stola dell”esorcista provocarono in lei il minimo sconvolgimento. Sorrideva alleviata e la devozione dei presenti crebbe straordinariamente.

L”esorcista concluse la seduta pregando.
La signora si diresse all”altare maggiore per inginocchiarsi davanti alIa Vergine.
Al termine Padre Veronesi pose un”ultima domanda. Voleva sapere dove si trovava la “palla di carne di maiale”. In teoria avrebbe dovuto essere stata ingerita dalla donna almeno sette anni prima. E” evidente pero che trattandosi di uno spirito maligno tutto era possibile. Persino che il boccone fosse rimasto così a lunge nello stomaco. L”aveva vomitato, la signora? Questa era l”ipotesi del Dottor Lupi.

– La palla è nel catino! – sentenzio.

E senza esitare il dottore rimescolò nella bacinella con un bastone. Quando lo tolse la punta del bastone era avvolta in una specie di tessuto. Fosse verità o illusione, qualcuno tolse con le dita il tessuto e lo stese. Secondo Ie testimonianze era stupendo, con le sfumature dei colori dell”iride. Ma non fu tutto. Nel fondo del catino fu trovata la palla di lardo, delle dimensioni di una piccola noce con intorno sette piccole corna. Secondo Balducci “lo spirito maligno mantenne la promessa”.

L”emozione fu grande. Tuttavia non è il caso di farsi impressionare troppo.
Quello che fu vomitato, fosse quel che fosse, non poteva essere da sette anni nello stomaco della posseduta. Vale pertanto la pena di fare ipotesi meno spettacolari, ma certamente più realistiche. Era chiaro che la posseduta poteva avere ingoiato un pezzo di lardo avvolto nella tela prima dell”ultimo esorcismo. In certi casi di isterismo, come ad esempio nei medium, le simulazioni sono molto efficaci e perfette, benchè incoscienti e involontarie, o forse proprio per questo.
Da quel giorno la signora guarì e divenne un simbolo vivente del potere di Dio sui diavoli.

Era molto serena e, per quanta si seppe, non compì mai più prodigi. E” possibile, d”altro canto, che gli esorcismi siano serviti a qualcosa, soprattutto tenendo conto del potere di suggestione che un esorcista può esercitare e della tipica impressionabilità di un posseduto.
L”efficacia di un esorcismo si basa soprattutto su questa capacità di suggestione che è tale solo in un gruppo umano dove si avverta la presenza del demonio e il sacerdote sia considerato il vero rappresentante di Dio.

Una conclusione meno Felice

In ogni caso la gioia scaturita dalla ]iberazione delIa signora fu offuscata da fatti meno felici. Soltanto alcuni mesi dopo i1 trionfale esorcismo, Padre Pier Paolo Veronesi vide la ex-posseduta tornare al convento. Che succedeva?
Quella sera di novembre al padre esorcista tornarono a tremare Ie gambe.
La donna veniva a cercarlo per assistere un moribondo. II Signor Cassani aveva assistito a tutti gli esorcismi effettuati nella Cappella di Santa Maria della Campania e adesso era in agonia. Padre Veronesi ricordò all”istante che nei primi giorni di giugno Cassani gli aveva comunicato l”annuncio di Isabo della sua morte imminente.

– Morirò tra tre mesi – disse Cassani in quell”occasione vittima della sua vendetta.
Le parole rassicuranti di Padre Veronesi non servirono a molto. Cassani non dimenticò quella profezia un solo istante, fino a quando si ammalò. Quando Veronesi fu al suo capezzale, Cassani, in punta di morte, mormoro rassegnato:

– Ricorda la profezia, padre? E” la vendetta.

Morì poco dopo, convinto di essere vittima di una maledizione infernale. Due mesi dopo moriva anche Don Pellizzari, Vescovo di Piacenza. Fu una cosa repentina e Padre Veronesi ne rimase atterrito. Isabo aveva profetizzato anche la fine del vescovo.
Queste tragedie convinsero gli ultimi scettici, anche se sarebbe molto più semplice attribuirle a casualità. Non avvenne forse la stessa cosa con gIi scopritori della tomba di Tutankamon? Va inoItre aggiunto che nè Cassani nè il vescovo erano in giovane età.
La signora invece visse felicemente il resto dei suoi giorni. Purtroppo non si può dire lo stesso di Padre Veronesi, il cui sistema nervoso rimase profondamente colpito dagli esorcismi. Mai più fu in grado di addormentarsi con la luce spenta. Par che Isabo gli avesse promesso un”apparizione notturna e non voleva essere colto di sorpresa. Un giorno sentì un forte colpo in testa, ma non c”era nessuno accanto a lui.

– E la vendetta di Isabo – pensò – Bah, non è niente. Mi aspettavo di peggio. II Signore è misericordioso.

Mai più comunque, visse in tranquillità. Da quando ebbe il misterioso colpo non andò più a testa alta come era sempre stata sua abitudine.

Un vero e proprio disastro. La tensione era insostenibile. Padre Veronesi si appellò all ultimo tentativo. Afferrò la croce e la pose sulla testa della posseduta.

– Per questa Croce, per il Dio che un giorno si immolò interamente, dando la vita su questa croce per riscattarsi dal tuo potere, manda via immediatamente Slender gridò a gran voce.

Fece una pausa e aggiunse: – E” andato?

– Sì, è andato — assenti la posseduta, digrignando i denti

– ma è ancora nella casa.

– Che cosa fa lì?

– Parla lingue sconosciute, grida e delira. Hanno già
chiamato quel sacco di carbone di don Pallaroni. Pallaroni era il parroco di San Giorgio Piacentino. Cosa avveniva nella sua casa?

– Il parroco legge l”ufficio- indicò la posseduta.

– Slender è ancora in casa?

– Don Pallaroroni lo ha scacciato in un cane ma non ci è riuscito.

La nona seduta termina nel peggiore sconforto e nella più grande confusiome. Naturalmente tutti si affrettarono a verificare quanto succedeva in casa di Don Pallaroni.

In casa del parroco Don Pallaroni.

A mala pena l”esorcista di Santa Maria della Campania potè sopportare la notizia che efettivamente a San Giorgio Piacentino, in casa del parroco, avvenivano fatti terribili

Una delle sue sorelle aveva cominciaio a fare discorsi senza senso in tedesco, lingua a lei assolutamente sconosciuta. E peggio ancora qundo lei taceva li pronunciava un fratello del parroco, che viveva nella stessa casa. Non potevano controllarsi.

La notizia si diffuse ovunque. Presto il parroco di San Giorgio dovette ammettere che gli era impossibile seguitare a vivere nella sua casa porte e finestre si aprivano e battevano violentemente; tutta la notte si udivano lugubri cigolii, come catene trascinate e strepiti, paragonabili solo a strofinio di ferraglie.
Neppure la madre del parroco riusciva più a prendere sonno e il parroco stesso finì per perdere la pazienza. Arrivò al punto di chiedere a un millantatore del paese di dormire nella sua casa. Questi accettò.

Ma sin dalla prima notte, alle luci dell”alba, si avvide che tale misura era inutile. II padre lasciò la sua stanza e si precipitò di sopra, per unirsi all”anziana madre; l”altro, non riuscendo a seguirlo, saltò dalla finestra.
Era senza dubbio singolare che due fratelli del parroco parlassero all”improvviso in tedeco senza sapere la lingua; era spaventoso che la poseduta li “udisse” dalla Cappella di Santa Maria della Campania.

Tuttavia, i rumori notturni e tutto il resto sembravano più lo scherzo macabro di qualche vicino che fenomeni paranormali. E” lecito anche sospettare che gli attacchi delIa posseduta dissimulassero una frode tipicamente incosciente. La notizia dei prodigi in casa di Padre Pallaroni poteva esserle giunta prima della nona seduta. In fatti del genere la prudenza non è mai troppa.
Nonostante le notevoli perplessità, Padre Veronesi cominciò a guadagnare terreno proprio dalla nona seduta. Sino ad allora l”arroganza della posseduta era stata costante, senza contare gli attimi di autentico terrore.

Ma durante il nono esorcismo la posseduta cominciò, senza una causa precisa, a vacillare e fu chiaro che non avrebbe resistito a lungo. E infati non si riprese.
Isabo non poteva più rispondere con la consueta sfrontatezza
Come defrauato di qualcosa, annunciò la liberazione per il 23 giugno alle cinque del pomeriggio. Le sue balbuzie risultavano penose.
Come se avesse perduto la facoltà di parlare, la posseduta rispondeva appeena alle domande dell”esorcista. E invece di scagliare insulti si limitava a emettere assurdi suoni nasali. Una vera e propria impotenza.

La soluzione

Ci furono ancora due esorcismi e nel secondo la donna perdette la parola completamente. II 21 giugno la posseduta si presentò sorprendentemente debilitata. Il Rito Romano non la esasperò come altre volte e aveva gli occhi quasi chiusi, le mani aggrappate alla poltrona, il mento tristemente affondato nel petto: era solo il relitto di una precedente arroganza.

Quando le parole di padre Veronesi intimarono a lsabo, la posseduta non si alterò. Lentamente, in silenzio, lasciò la poltrona e si allungò fino a rimanere stesa suI materasso. Rimase lì, come irrigidita, con gli occhi completamente chiusi. L”esorcista andò avanti finchè si mosse.

– Ti ordino di stare calmo e di rispondere alle mie domande. Capito?

La posseduta non disse nemmeno un sospiro. Cosa le succedeva?

Era inutile. La posseduta non intendeva parlare. E questa stranezza prostrò Padre Veronesi in uno stato di grande perplessità. Il silenzio della donna non era previsto. I presenti si guardarono incerti. Che cosa potevano fare?

– Se non puoi risponere alza un dito; se non vuoi alzane due – ordinò l”esorcista, mosso da un lampo improvviso. Nell”emozione generale la posseduta alzò piano un solo dito, come se le costasse un grande sforzo. Alcuni si alzarono dai loro posti per vedere il dito sollevarsi, che significava: “Non poso rispondere!”.
Da quel momento in poi i dialoghi tra l”esorcista e la posseduta si fecero particolarmente lenti e penosi. Lui interrogava e, a seconda dell”ordine dato, l”altra rispondeva alzando uno o due dita. Il dialogo risultava così lento e difficoltoso. Ben presto una sensazione di noia invase l”assemblea. Per fortuna la conclusione era imminente.

Venne alla fine il 23 giugno. Persino gli abitanti del paese sapevano che questa era la data prevista per la partenza di Isabo. La signora, molto provata, entrò nella cappella di Santa Maria delIa Campania con un certo entusiasmo. Persino il Dott. Lupi, sempre così ponderato, persino un po” incredulo, mostrava una tensione nervosa che non gli era abituale.

Durante la messa la signora cominciò a comportarsi stranamente. Assunse, poco a poco, un”aria assente, molto particolare, solo i suoi occhi, erano semiaperti e il corpo in un atteggiamento di totale abbandono. Le terribili parole del Rito Romano non tolsero Isabo dalla sua depressione. Erano quasi le tre e la sua uscita era prevista per le cinque.
A un certo punto la donna si lasciò cadere sul materasso, immobile, con gli occhi chiusi come un essere inoffensivo. – In nome di Dio ti ordino di obbedirmi in tutto ciò che ti imporrò. Hai capito?
Non ci fù risposta.

– Te lo ordino in nome di Dio e della Vergine.

Ancora silenzio. Adesso però l”esorcista non si mostrò perplesso un solo istante.

– Se hai inteso alza un braccio, se no due. Drammaticamente la donna alzò un solo braccio. Iniziò così un dialogo esasperante. A seconda dei casi la donna alzava un braccio o due e nonostante la rapidità con cui l”esorcista poneva le sue domande i minuti si facevano interminabili.
Nonostante gli imprevisti in nessun modo Padre Veronesi dimenticò che l”unica cosa realmente importante era che la posseduta espellesse la famosa “palla di carne di maiale”. Quando si avvide che le sue domande e i suoi ordini perentori non davano il minimo risultato. esclamò: – Alzati e vomita!

Per la prima volta quella sera, la posseduta parve colpita da quelle parole.

Con estrema difficoltà si tirò su fino a inginocchiarsi ed ebbero inizio le sue convulsioni. Fu tutto inutile. Stava per cadere di nuovo, ma la sostennero. qualcuno portò due sedie perchè vi appoggiasse i gomiti, un altro le sostenne la testa.

– Vornita! – ordinò ancora, implacabile, Padre Veronesi. Nello sforzo straordinario richiesto dai forti conati la scena rasentava il parossismo. Veronesi cominciò a recitare il Sanctus.

Dopo alcuni tremendi minuti una sostanza biliare cadde nel catino. Poca cosa. Senza fiato, completamente sconvolta la donna non vomitò altro e fù necessario concederle un attimo di sollievo.

– Sono le quattro e trentacinque – annunciò l”esorcista, consultando l”orologio. – Con tutta l”autorità concessami da Dio ti ordino, spirito immondo, di andartene immediatamente da questo corpo! Se te ne vai subito ti confinerò nel deserto nel Sahara. Altrimenti ti scaccerò all” Inferno.

Era necessario concludere. La fronte e il cuoio capelluto della posseduta si raggrinzirono come mai prima, alle parole comminatorie di Padre Veronesi. Aveva un aspetto orribile: i suoi muscoli erano fuori posto, sembrava che le pupille saltassero fuori dalle orbite e il labbro inferiore molto gonfio cadeva come morto.
Nell”atroce silenzio la posseduta indietreggiò molto pallida. Dalle sue labbra uscì all”improvviso un grido infernale:

– Vaaadoooo!

Incapace di controllarsi si precipitò verso la bacinella e vomitò abbondantemente.

– Vattene, vattene! – gridava l”esorcista.

Dopo l”emozione violentissima, la donna tornò nella sua condizione naturale, molto adombrata. Padre Veronesi la toccò con la stola e le impose le mani.

– Sono già guarita! – disse lei, semplicemente.

Né le mani nè la stola dell”esorcista provocarono in lei il minimo sconvolgimento. Sorrideva alleviata e la devozione dei presenti crebbe straordinariamente.

L”esorcista concluse la seduta pregando.
La signora si diresse all”altare maggiore per inginocchiarsi davanti alIa Vergine.
Al termine Padre Veronesi pose un”ultima domanda. Voleva sapere dove si trovava la “palla di carne di maiale”. In teoria avrebbe dovuto essere stata ingerita dalla donna almeno sette anni prima. E” evidente pero che trattandosi di uno spirito maligno tutto era possibile. Persino che il boccone fosse rimasto così a lunge nello stomaco. L”aveva vomitato, la signora? Questa era l”ipotesi del Dottor Lupi.

– La palla è nel catino! – sentenzio.

E senza esitare il dottore rimescolò nella bacinella con un bastone. Quando lo tolse la punta del bastone era avvolta in una specie di tessuto. Fosse verità o illusione, qualcuno tolse con le dita il tessuto e lo stese. Secondo Ie testimonianze era stupendo, con le sfumature dei colori dell”iride. Ma non fu tutto. Nel fondo del catino fu trovata la palla di lardo, delle dimensioni di una piccola noce con intorno sette piccole corna. Secondo Balducci “lo spirito maligno mantenne la promessa”.

L”emozione fu grande. Tuttavia non è il caso di farsi impressionare troppo.
Quello che fu vomitato, fosse quel che fosse, non poteva essere da sette anni nello stomaco della posseduta. Vale pertanto la pena di fare ipotesi meno spettacolari, ma certamente più realistiche. Era chiaro che la posseduta poteva avere ingoiato un pezzo di lardo avvolto nella tela prima dell”ultimo esorcismo. In certi casi di isterismo, come ad esempio nei medium, le simulazioni sono molto efficaci e perfette, benchè incoscienti e involontarie, o forse proprio per questo.
Da quel giorno la signora guarì e divenne un simbolo vivente del potere di Dio sui diavoli.

Era molto serena e, per quanta si seppe, non compì mai più prodigi. E” possibile, d”altro canto, che gli esorcismi siano serviti a qualcosa, soprattutto tenendo conto del potere di suggestione che un esorcista può esercitare e della tipica impressionabilità di un posseduto.
L”efficacia di un esorcismo si basa soprattutto su questa capacità di suggestione che è tale solo in un gruppo umano dove si avverta la presenza del demonio e il sacerdote sia considerato il vero rappresentante di Dio.

Una conclusione meno Felice

In ogni caso la gioia scaturita dalla ]iberazione delIa signora fu offuscata da fatti meno felici. Soltanto alcuni mesi dopo i1 trionfale esorcismo, Padre Pier Paolo Veronesi vide la ex-posseduta tornare al convento. Che succedeva?
Quella sera di novembre al padre esorcista tornarono a tremare Ie gambe.
La donna veniva a cercarlo per assistere un moribondo. II Signor Cassani aveva assistito a tutti gli esorcismi effettuati nella Cappella di Santa Maria della Campania e adesso era in agonia. Padre Veronesi ricordò all”istante che nei primi giorni di giugno Cassani gli aveva comunicato l”annuncio di Isabo della sua morte imminente.

– Morirò tra tre mesi – disse Cassani in quell”occasione vittima della sua vendetta.
Le parole rassicuranti di Padre Veronesi non servirono a molto. Cassani non dimenticò quella profezia un solo istante, fino a quando si ammalò. Quando Veronesi fu al suo capezzale, Cassani, in punta di morte, mormoro rassegnato:

– Ricorda la profezia, padre? E” la vendetta.

Morì poco dopo, convinto di essere vittima di una maledizione infernale. Due mesi dopo moriva anche Don Pellizzari, Vescovo di Piacenza. Fu una cosa repentina e Padre Veronesi ne rimase atterrito. Isabo aveva profetizzato anche la fine del vescovo.
Queste tragedie convinsero gli ultimi scettici, anche se sarebbe molto più semplice attribuirle a casualità. Non avvenne forse la stessa cosa con gIi scopritori della tomba di Tutankamon? Va inoItre aggiunto che nè Cassani nè il vescovo erano in giovane età.
La signora invece visse felicemente il resto dei suoi giorni. Purtroppo non si può dire lo stesso di Padre Veronesi, il cui sistema nervoso rimase profondamente colpito dagli esorcismi. Mai più fu in grado di addormentarsi con la luce spenta. Par che Isabo gli avesse promesso un”apparizione notturna e non voleva essere colto di sorpresa. Un giorno sentì un forte colpo in testa, ma non c”era nessuno accanto a lui.

– E la vendetta di Isabo – pensò – Bah, non è niente. Mi aspettavo di peggio. II Signore è misericordioso.

Mai più comunque, visse in tranquillità. Da quando ebbe il misterioso colpo non andò più a testa alta come era sempre stata sua abitudine.